Un amministratore non proprio così disonesto
Lc
16,1-13 L’amministratore disonesto
Per capire la parabola di oggi bisogna capire
come funzionava il mondo antico. Non
esistevano leggi fisse che ordinassero i rapporti padroni servi o l’amministrazione
di beni. Chi era ricco era fortunato e faceva quel che voleva e non esistevano
leggi sindacali che tutelassero i rapporti tra padroni e lavoratori, ricchi e
poveri. Quindi ognuno gestiva al meglio le proprie forze e risorse per
garantirsi la miglior vita possibile. Se una persona era ricca e aveva tanti
possedimenti e averi non aveva né tempo né voglia di preoccuparsi degli affari,
lui era impegnato a divertirsi e a darsi alle amicizie potenti e influenti di
gente come lui, politici ecc. Feste e banchetti erano all’ordine del giorno tra
i ricchi e i potenti, era il modo per guadagnarsi favori. Allora servivano
amministratori esperti per le varie proprietà e i commerci collegati ad esse. Questi
si incaricavano di tutto ed avevano carta bianca di azione. Come venivano
pagati questi amministratori? Si auto pagavano col lavoro fatto ad esempio se
dovevano riscuotere 100 Euro, ne riscuotevano 110 e i dieci in più erano per
loro.
Qui nel vangelo ne abbiamo un esempio, però
questo amministratore sembra aver approfittato troppo della libertà concessagli
e probabilmente qualcuno è riuscito a far arrivare al padrone una lamentela. Alla
luce di questo qual’è il significato delle righe: quanto devi al mio padrone?
100 barili … scrivi 50. Non è che l’amministratore stia rubando al padrone ma
sicuramente il dovuto al padrone era davvero 50 e lui ne aveva aggiunti altri
50 per il suo guadagno personale, chiaramente troppo. Allora fa cancellare
tutta la sua parte così si può almeno riguadagnare la simpatia dei debitori e
anche la pietà del padrone. Il Padrone prima minaccia di mandarlo via ma poi lo
loda, che razza di padrone è? È come il padre che abbiamo visto la settimana scorsa e che riaccoglie il figlio
che ha buttato via tutte le sue proprietà, è il Padre ricco di misericordia che
si lascia impietosire al primo gesto di conversione.
C’è un fatto intrigante. Nella parabola il
padrone è chiamato ben 4 volte “Signore”, l’appellativo utilizzato per Dio. Lui
è il padrone di tutto, tutto è dono suo e appartiene a Lui, le persone, gli
animali come le cose materiali. Dopo la creazione ha affidato l’universo
all’uomo perché se ne prenda cura ma l’uomo ne ha approfittato per suo
personale guadagno rovinandolo, alle volte sfruttando troppo le risorse, altre
volte ammassando averi e deprivando per questo altre persone. La fame di
“avere” ha portato a tutti i guai che ben conosciamo e vediamo ogni giorno:
guerre, povertà, sfruttamento, rapine, divisioni ecc.
Quindi il punto centrale del discorso di Gesù
è l’uso del creato e specialmente dei beni materiali. Essi sono necessari per
vivere e oggi ancor più che ai tempi di Gesù, però essi portano dentro di sé un
grande pericolo che è quello di suscitare in noi cupidigia e dipendenza. Lo
sperimentiamo ogni giorno e vediamo che più si ha più si vorrebbe avere e ci si
mette in situazioni rischiose pur di avere. Spesso ci rimettono le amicizie, la
famiglia, la salute e alle volte i soldi stessi. Lo abbiamo visto nella
parabola del figlio prodigo che attratto dall’idea di avere in mano i suoi
soldi e di poter godersi la vita rompe con la famiglia e va a sperperare tutto.
L’amministratore del vangelo ha saputo accorgersi che stava per perdere tutto e
si è dato da fare rinunciando ai facili guadagni per riacquistarsi le relazioni
necessarie per sopravvivere. La frase di Gesù:
“Fatevi amici con l’iniqua ricchezza perché quand’essa venga a mancare
vi possano accogliere nelle dimore eterne” vuol dire che le cose materiali, che
sono chiamate disoneste perché come abbiamo visto portano facilmente alla
cupidigia, da sole non ci possono salvare, anzi spariscono in fretta. Noi
dobbiamo utilizzarle in modo onesto cioè guardando ai valori veri e
utilizzandole per ottenere quelle cose spirituali che invece garantiscono la
vicinanza con Dio. Qui si può parlare della solidarietà, dell’educazione, della
costruzione di strutture a favore dei più bisognosi, ma si parla anche di
provvedere a tutte quelle necessità personali che ci garantiscano una vita
dignitosa in cui noi possiamo dare importanza più ai rapporti umani che alla
soddisfazione dei nostri desideri. Le
cose materiali, sono create da Dio e vanno usate secondo il piano di amore di
Dio che mette davanti a tutto la dignità dell’uomo.
E noi in che rapporto siamo con le cose?
Esistono delle cose di cui siamo diventati schiavi, delle cose che sono più
importanti delle persone che ci stanno attorno? Delle cose che hanno causato
divisioni o liti in famiglia? Come vorrebbe Dio che noi utilizziamo queste
particolari cose?