Il ricco e il povero: storia di ieri, storia di sempre

 Il ricco e il povero: una storia che anche se con toni diversi si ripete in continuazione in ogni tempo e in ogni luogo. La parabola del Vangelo la conoscete bene. Permettetemi di rileggerla con voi partendo, però,  dalla fine. Abbiamo due persone, uno senza nome perché potrebbe essere uno qualsiasi di noi, e si trova tra le fiamme dell’inferno. Egli invoca l’aiuto di Abramo perché mandi la seconda persona a portargli almeno una goccia d’acqua. Cosa curiosa questa seconda persona si chiama  Lazzaro che significa Dio aiuta. Qual’è la risposta di Abramo? Io questo aiuto te l’ho mandato tutti i giorni per tanti anni, l’ho mandato davanti alla tua porta sotto forma di mendicante,  ma tu non lo hai mai visto perché eri troppo occupato a godere dei tuoi beni. Ora chiedi acqua, la cosa più semplice e vitale, allora non cercavi le cose semplici o essenziali, avevi vino e cibo in abbondanza per godere con i tuoi amici.
Questo Vangelo è la continuazione di quello di domenica scorsa che diceva: usate la ricchezza per costruire relazioni con la gente perché altrimenti la ricchezza costruirà muri che vi separeranno, che vi isoleranno come i muri della casa in cui Lazzaro non può entrare neppure per mangiare i pezzi di pane gettati dalla tavola. Un muro o un abisso invalicabile come quello che separa Lazzaro in paradiso dal ricco all‘inferno;  abisso  non creato da Dio ma dall’egoismo dell’uomo.  Notiamo che il peccato del ricco non è stato il non voler dare le briciole.  Il pane, a quei tempi era usato dai ricchi per pulirsi le mani dal grasso della carne  e poi gettato a terra per i cani o per la spazzatura.  Il peccato è il muro che non permette a Lazzaro di raggiungere quelle briciole . Il ricco non si è neanche accorto della presenza di Lazzaro,  lo ha dato per scontato,  non  è significato nulla per lui. Un muro,  quindi non fatto di divisione o di lotta,  ma di indifferenza ed egoismo.
Questa pagina,  più di tante altre, ci provoca e ci fa paura. Essa diventa particolarmente forte se si pensa che esce dalla stessa penna del capitolo 6 dove Gesù dice:  Beati voi, poveri, perché vostro è il regno di Dio. Ma guai a voi, ricchi, perché avete già ricevuto la vostra consolazione. Oggi nel Vangelo vediamo l’attuazione pratica di quel passaggio.
Il povero che bussa alla nostra porta non è semplicemente un mendicante,  ma è Lazzaro,  cioè Dio che ci aiuta, lui che sfama persino i cani lasciando che gli lecchino le piaghe.  È il Cristo ferito e piagato appeso alla Croce che sta aiutando,  salvando coloro che lì sotto lo deridono e lo considerano un vile o un perdente.
Penso che ognuno di noi oggi debba chiudere gli occhi per qualche istante e lasciare scorrere nella sua mente la lunga fila di mendicanti che ha incontrato e che,  magari,  con la loro insistenza o la semplice presenza lo hanno disturbato dentro.  Sono gente che forse nel nostro cuore abbiamo chiamato approfittatori,  o ladri.  Li abbiamo giudicati dei lazzaroni e invece  erano  Lazzaro,  cioè  Dio  che ci vuole aiutare ad abbattere il muro del nostro egoismo e della nostra paura.

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