Il nostro problema è l'ISIS, i profughi o il diavolo?
Il nostro problema è l'ISIS o il diavolo?
Omelia
per la festa patronale di San Nicola da Tolentino
Botticino
Mattina 10 Settembre 2015
Di solito a me piace
guardare alla storia, alla vita dei personaggi, specialmente i santi,
per poterne trarre degli insegnamenti per la na nostra vita, il
nostro oggi.
Siamo qui a fare la
festa a San Nicola, la nostra festa non può ridursi a una messa in
più, una processione e poi una bella cena, un po' di musica e a
mezzanotte tutto è finito e ritorna come prima. San Nicola si
rivolta nella tomba.
Guardate al grande
quadro qui davanti lo vedete mentre slega la catena che lega una
donna al diavolo. San Nicola è considerato patrono delle anime del
purgatorio perché con la sua predicazione è riuscito ad evitare che
molte persone andassero all'inferno, lotta al male nel nome del suo
amore per Dio. Inoltre noi di Botticino lo veneriamo perché ci ha
salvati dalla peste.
Io allora mi sono
chiesto cosa è la peste oggi, quel male contagioso che rovina la
nostra vita e ci porta pian piano alla morte e da cui abbiamo bisogno
di essere liberati? Mi sono guardato attorno, ho guardato alla storia
di questo ultimo anno e mi sono detto che il grande problema di cui
tutti parlano è la situazione delle guerre in Medio Oriente e in
Africa che causa terrorismo anche qui in Europa e un'onda
inarrestabile di profughi verso il nostro continente.
Lo so che questo è
un tema molto delicato che suscita tante controversie e contrarietà
tra la gente, è un problema che si presta a lotte in nome della
politica, che tocca i sentimenti di ciascuno. A me non piace fare
polemica e ancora meno politica, non so fare discorsi né di destra
né di sinistra né di centro. D'altronde siamo in Chiesa e ritengo
che il problema debba essere analizzato, almeno qui, solo dal punto
di vista spirituale e cristiano perché sto parlando a voi che siete
gente di fede e siete venuti qui a pregare.
Da quando sono
rientrato in Italia, un anno e mezzo fa, ho ascoltato tutti i
discorsi e ci ho capito poco, o forse niente del tutto, mi sembra che
abbiano tutti ragione. È vero, questa gente deve essere aiutata, è
vero l'aiuto migliore sarebbe risolvere i problemi nel loro luogo di
origine, è vero c'è tanta gente che muore, è vero abbiamo già
tanti problemi noi, è vero ci vorrebbe un intervento militare, è
vero toccherebbe ad altre nazioni combattere, noi stiamo già facendo
tanto. Si potrebbe andare avanti per ore ripetendo tutte le frasi che
si sentono in questi giorni, ed è tutto è vero. Ma io mi dico e
dov'è la fede in tutto questo? Cosa farebbe Cristo in tutto questo?
Davanti a tutto
questo grande problema io, perdonatemi il mio cadere in temi poco di
moda, io dico questa è la peste di oggi, questo è il lavoro del
diavolo. Non sto parlando di quell'essere con le corna, la cosa a
punta, le gambe da capre che ci raffiguriamo, parlo di chi vuole
rovinare il Regno di Dio, vuole rovinare la nostra vita, la nostra
pace, la nostra fede perché ci odia, perché odia Dio.
Questa è la peste
che ammorba il mondo oggi, ma gli appestati non sono i profughi che
arrivano, o almeno non solo loro, appestati siamo tutti noi. La peste
è la nostra paura che ci blocca e non ci fa ragionare, la peste è
la divisione che si è creata tra di noi e sta rovinando tutti i
livelli di società, la peste è la sfiducia che da qualche tempo
serpeggia nelle nostre famiglie, la peste è il pessimismo che ci va
vedere l'aspetto negativo di tutte le cose e ci toglie la serenità e
la capacità di vedere il bello, la peste è lo scoraggiamento che ci
toglie la voglia di reagire e cercare delle soluzioni, questa è la
peste. Noi ne diamo colpa ai profughi ma il problema è molto più
profondo. Questa è la peste, questa è opera del diavolo.
Il diavolo è furbo,
è perfido e non lo si combatte con la forza, è più forte di noi e
quando noi usiamo la forza, la violenza, l'odio usiamo le sue armi,
lui ha già vinto quale che sia il risultato della nostra azione. Il
demonio lo si vince solo con l'amore, con la forza di Dio perché Dio
è amore e nient'altro che amore.
Potremmo creare
barriere impenetrabile e far sì che nessun profugo entri nel nostro
paese e dire ora siamo liberi, ma è il diavolo che ha vinto. A lui
non interessa che un milione di persone muoiano in mare, anzi ne è
contento, ma ci mette poco a suscitarne altri dieci milioni. Potremmo
mandare un esercito invincibile che distrugga tutti i terroristi e
fanatici l'Isis, Al Qaeda e anche, se volete, tutti i paesi del medio
oriente, ma a vincere sarebbe ancora il diavolo, quanto ci metterebbe
a suscitare altri gruppi altrove? Sono decine di anni che combattiamo
per buttare giù un dittatore e l'altro e subito, coloro che ci hanno
aiutato diventano peggio del precedente. Abbiamo fatto così in
Afganistan, in Iran, in Iraq, in Siria, in Libia e guardate dove ci
troviamo ora. Dove vince la violenza vince il diavolo e a perderci
siamo noi che ci chiamiamo vincitori.
Papa Francesco ha
capito questo e da tempo sta predicando amore, accoglienza, perdono.
Ha cominciato con le comunità religiose, con le parrocchie, con le
famiglie, ora si è allargato al mondo intero. Tutti lo acclamano,
riconoscono il suo operare, ma quanti veramente lo seguono? Allora ha
lanciato una guerra, la guerra dell'amore. Ha lanciato l'anno della
misericordia. Lui vuole che dall'8 Dicembre prossimo ci diamo da fare
a diventare “Misericordiosi come il padre nostro in cielo è
misericordioso”. Vuole che facciamo nostri i sentimenti di Cristo
che da ricco che era si è spogliato, ha preso la condizione di servo
e si è lasciato portare sulla croce. Vuole che prendiamo sul serio
l'invito di Cristo che ci dice: “Chi vuol seguire me rinneghi se
stesso prenda la sua croce e mi segua”. Vedete: tutte le frasi che
abbiamo detto all'inizio e che io ho detto sono tutte vere, tutte
peccano in un aspetto, mettono al centro dell'interesse l'io e
dimenticano Dio. Allora sparisce l'amore (che per sua natura è un
uscire dall'io per andare in contro all'altro) e a vincere è il
diavolo.
Come aprirmi
all'altro se non abbiamo soldi neanche per noi stessi, se non abbiamo
lavoro neanche per i nostri figli, se ci rovinano la nostra cultura
ecc? Mi chiedo: Che cultura? Chi tra voi qui presenti ha qualche anno
più di me lo dica: la nostra società del dopo guerra non era forse
basata sulla solidarietà, sulla famiglia, sulla cooperazione, sul
sacrificio? Ed ora se le nostre famiglie sono spezzate, se fratelli
litigano per un pezzo di eredità, se genitori e figli non si parlano
per anni per una qualsiasi ragione, se tra vicini ci si parla solo
tramite avvocati perché si litiga per mezzo metro di terra o per il
cane che abbaia di notte, se ai nostri figli non viene più insegnato
il valore del sacrificio, della rinuncia, se la gente non sente più
il bisogno di cooperare per il bene della comunità, del paese, della
parrocchia, chi ha cambiato la nostra cultura: l'Isis? O magari la
ricchezza, la televisione, l'internet, la politica?
Il Papa ha puntato
chiaramente il dito sulla peste del mondo moderno che lui chiama
l'auto-referenzialità, il mettere se stessi al centro, la propria
comodità e successo come metro per le scelte da fare. Abbiamo
sostituito la Trinità di amore del Padre, Figlio e Spirito Santo con
l'intoccabile trinità di Io, me e mio.
Siamo qui a
celebrare la festa di San Nicola e San Nicola ci manda questo
messaggio. La peste da cui dobbiamo liberarci è quella
dell'indifferenza, dell'egoismo, della paura. Noi non riusciremo a
risolvere le crisi mondiali, non riusciremo a portare la pace al
mondo, ma possiamo portare la pace ai nostri cuori, alle nostre
famiglie al nostro paese se ci lasciamo coinvolgere dalla dinamica
della misericordia di Dio. Amare e sentirsi amati, sempre e con tutti
e non lasciare spazio alle tentazioni del diavolo che farà di tutto
per scoraggiarci.