Un pane che ci cambia la vita
Un pane che ci cambia la vita
oggi celebriamo il Corpus Domini, il Corpo del Signore, la festa dell’Eucaristia. È una delle feste più belle, perché ci ricorda che Gesù è presente davvero, in mezzo a noi, nel pane spezzato.
Mi sorge subito una domanda: perché Gesù ha deciso di restare? Ci dà l’Eucarestia solo per nutrirci o c’è qualcosa di più?
Nel Vangelo che abbiamo ascoltato oggi non troviamo il racconto dell’ultima cena, il momento dell’istituzione del sacramento, ma l’episodio della moltiplicazione dei pani e dei pesci. Qui troviamo dei particolari che ci aiutano a capire bene che venire a Messa e riceve la comunione va molto al di là del compiere un precetto o del nutrirci spiritualmente.
A dire il vero, il Vangelo non parla di “moltiplicazione dei pani”. Non c’è scritto che il pane è aumentato magicamente. C’è scritto che Gesù prende ciò che gli Apostoli gli offrono – cinque pani e due pesci – li benedice, li spezza, e li fa distribuire. E quel poco basta per tutti. Anzi, ne avanza. Voi mi direte: è la stessa cosa. Materialmente sì, ma siccome il vangelo è stato scritto prima per insegnarci qualcosa su Dio e non semplicemente per informarci su cosa è successo, il fatto che Luca abbia scelto questi verbi è perché ci vuole insegnare qualcosa di particolare riguardo all’Eucarestia.
Il miracolo non è solo nel pane che basta. Il vero miracolo è che qualcuno ha condiviso. Qualcuno non ha detto “questo è mio”, ma lo ha dato. E Gesù lo ha trasformato in cibo per tutti. Il problema della società odierna, non è che non c’è cibo a sufficienza, ma che questo cibo non è distribuito, condiviso. Ognuno di noi sperimenta vari tipi di fame : fisica, fame di affetto, di amicizia, fame di sapere, di conoscenza, fame di gloria, fame di Dio. Dio ha messo a nostra disposizione tutte le cose del mondo per saziare questa fame, ma queste potranno farlo solo a patto che siano usate secondo il piano di Dio perché possano bastare per tutti.
Questo è il cuore dell’Eucaristia: il dono. L’amore che si fa pane. Gesù si dona a noi per soddisfare tutte le nostre necessità, ma chiede anche a noi di fare lo stesso con i nostri fratelli. La logica del Vangelo non è quella del mercato, dove si compra e si vende, dove chi ha di più si prende tutto. Gesù dice: “Date voi da mangiare”. Non dice: “Aspettate che ci pensi qualcun altro”. Dice a noi: cominciate a dare.
I discepoli all’inizio vogliono mandare la folla via: “È tardi, non abbiamo niente, non possiamo farcela”. Ma Gesù li invita a fidarsi. A credere che, se ciascuno mette qualcosa, se si condivide, allora Dio fa il resto.
E così avviene anche oggi. Se ognuno condivide un po’ del suo tempo, del suo affetto, della sua generosità, si costruisce una comunità vera. Il miracolo continua ogni volta che qualcuno smette di pensare solo a sé e comincia a pensare al bene di tutti. Non vi siete mai chiesti perché per parlare dell’Eucarestia usiamo il termine Comunione? Non si tratta solo di entrare in comunione con Gesù, ma anche di entrare in comunione tra di noi, ecco perché siamo qui tutti assieme a celebrare, per creare famiglia.
Il Vangelo ci dice anche un’altra cosa importante: niente va sprecato. I pezzi avanzati vanno raccolti. Quanto sprechiamo oggi! Cibo, tempo, energie, parole… L’Eucaristia ci insegna anche il rispetto per ciò che abbiamo.
Alla fine, la domanda è questa: che cosa cambia nella mia vita quando ricevo l’Eucaristia? È solo un rito, o diventa il modo con cui vivo ogni giorno? Perché quando mangiamo il Corpo di Cristo, dovremmo diventare anche noi un po’ più come Lui: più aperti, più attenti agli altri, più capaci di amare.
Se torniamo alla vita di tutti i giorni senza questa trasformazione, allora la comunione rischia di restare solo un gesto vuoto.
Allora durante la Santa messa
facciamo attenzione alle parole che il prete dice quando consacra il pane e il
vino, e anche quando ci invita ad accostarci a ricevere il Corpo di Cristo e
poi chiediamoci:
– Condivido ciò che ho, come ha fatto Gesù?
– Accolgo chi ha bisogno?
– Mi lascio cambiare da quello che ricevo sull’altare?