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Visualizzazione dei post da maggio, 2022

Paraclito, chi era costui?

  Chi è e che fa?  (Gv 14, 15-16.23b-26) Il Vangelo che abbiamo ascoltato oggi è lo stesso che abbiamo ascoltato due domeniche fa. La liturgia ce lo ripropone perché esso ci può dare una chiave di interpretazione della festa di oggi. La festa di Pentecoste è una festa incentrata sulla figura dello Spirito Santo, una figura che per molti cristiani rimane ancora misteriosa.  Noi siamo abituati a trattare con Gesù Cristo pensando a tutte le cose che, come persona ben concreta, ha fatto e detto 2000 anni fa. Naturalmente sono cose che valgono ancora e ci illuminano, ma sono pur sempre di 2000 anni fa. Crediamo nella presenza di Gesù nell'Eucaristia, siamo convinti che andandolo a ricevere, Gesù entra veramente in noi, come aveva promesso “ Io sarò con voi fino alla fine del mondo ”, però rimane sempre il fatto che nella vita concreta, troppo spesso, non ci rendiamo conto di questa presenza. Gesù oggi ci dice una cosa importan...

Ora tocca a noi

Gesù parte: mò, che facciamo?                      ( Lc 24,46-53) La festa che celebriamo oggi è una delle più difficili da comprendere. Si può correre il rischio di fermarsi ai semplici fatti, cioè dire che dopo essere risorto Gesù ha compiuto la sua missione, per cui è tornato in cielo e ha lasciato spazio allo Spirito Santo che sarebbe arrivato qualche giorno dopo. Questo approccio non ci insegna niente di nuovo e non ci ispira ad alcuna conversione. Inoltre, se si leggono i fatti alla lettera come sono descritti nei Vangeli e nel libro degli Atti degli Apostoli, troviamo delle incongruenze, almeno riguardo ai luoghi e ai tempi in cui essi sono accaduti. Un altro approccio potrebbe essere quello di ricercare il significato teologico di tale avvenimento, ma c'è il rischio di impelagarsi in discussioni dogmatiche profonde che per la nostra crescita spirituale non aiuterebbe, se non ...

L'indirizzo di Dio

  Dio, dov'è?      (Gv 14, 23-29) Lungo i secoli, abbiamo trasformato la religione in un’osservanza. In passato per molte persone essere Cristiani consisteva nel catechismo da imparare a memoria, i cinque precetti della Chiesa, i dieci comandamenti, i sacramenti da ricevere a date stabilite, le tante regole circa i digiuni, le astinenze, le indulgenze; si parlava troppo poco di Gesù, della sua vita, del comandamento dell'amore. In un certo periodo, era persino proibito alle persone di leggersi la bibbia per conto loro. Essere Cristiani voleva dire “fare”, obbedire, non “essere”. Per fortuna ora tutto è cambiato. Solo che, al crollo di tutto l'apparato legalistico e di precetti, non è corrisposta la formazione della coscienza di essere amati da Dio e di poterlo amare. Non abbiamo insegnato alla gente cosa questo amore significhi in realtà, per cui le chiese si sono svuotate e la gente ha perso interesse alla religione e ad ogni discorso spirituale. Il materialismo ...

La gloria di amare

  Qual è la vera gloria? (Gv 13,31-33a.34-35) Il Vangelo di oggi ci presenta il Comandamento dell'Amore. Penso che sia una delle frasi più importanti del Vangelo. Gesù avrebbe potuto limitarsi a dire fate così, infatti lo ha chiamato "comandamento", invece preferisce fare un'introduzione più soft. Non comincia il discorso parlando di Amore ma di Gloria. Lui conosce bene la mentalità umana, sa che ognuno di noi porta dentro di sé il desiderio di sentirsi apprezzato, riconosciuto. Non c'è niente di male in un sano orgoglio, ma bisogna avere chiara l'idea di cosa voglia dire "vera gloria". Allora inizia così: “Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato e Dio è stato glorificato in lui” .  Quando noi andiamo a una festa, a un pranzo importante, ci mettiamo il vestito più bello perché tutti ci notino, ci facciano degli elogi. Qui siamo durante l'Ultima Cena, il pasto più importante della vita di Gesù; Qual'è l'abito che lui ha indossato? ...

In morte di mia mamma

  Ora è nella gioia piena Due mesi fa ci trovavamo riuniti per dare il saluto a Piero. È stato un momento difficile per tutti noi e ci ha messi a dura prova. Chi forse ha sofferto di più era stata lei, la mamma che però ha saputo mostrare una fede forte e un abbandono alla volontà di Dio. Oggi siamo qui a salutare proprio lei, e di nuovo è stato un evento inaspettato e improvviso. Il Signore ha dato, il Signore ha tolto, sia benedetto il nome del Signore. “ Agli occhi degli stolti parve che morisse, la sua fine fu ritenuta una sciagura ”. Quanto suonano vere oggi queste parole. Esse ci fanno comprendere che nonostante tutti i nostri studi, le nostre messe, le catechesi, restiamo ancora profondamente deboli nella fede. Alla notizia della morte di Piero, mamma aveva chiesto come mai il Signore avesse preso suo figlio invece di prendere lei che era vecchia. Io per cercare di consolarla le avevo risposto: “Si vede che lui era già pronto, noi ancora no”. Mi sbagliavo, lei era già pronta...

Per ascoltare, non solo sentire

Per ascoltare, non solo sentire (Gv 10,27-30) Il vangelo del giorno di Pasqua ci parlava del “vedere” come condizione per credere, e abbiamo capito che il vedere da solo non basta, deve essere vagliato dall’amore (Maddalena, Giovanni, Pietro). Poi la domenica successiva si è parlato di un altro gesto umano: il “toccare”; anch’esso, per diventare condizione del credere, deve essere fatto con amore (Tommaso). Oggi vogliamo riflettere su un terzo verbo: “Ascoltare”. Esso si differenzia dal semplice sentire. Quest’ultimo di solito avviene spontaneamente, ma quando è accompagnato dall’amore, allora si trasforma in “ascoltare”. Era successo alla Maddalena che aveva sentito tante voci e queste l’avevano disturbata, ma quando sente Gesù che la chiama per nome, lo riconosce. È il messaggio centrale del Vangelo di oggi: “ Le pecore ascoltano la mia voce e mi seguono ”. Se il vedere ci rende credenti e il toccare ci rende testimoni, l’ascoltare ci rende discepoli. Per gli Ebrei, il rapport...