Prima di andare alla cena lavatevi i piedi

 

C'è chi se ne lava le mani e chi invece lava i piedi (Gv 13)

 Con la S. Messa di giovedì sera inizia ufficialmente il triduo Pasquale cioè il mistero più grande della fede Cristiana: il memoriale della morte e risurrezione di Gesù.

Quella che si celebra giovedì sera, quindi, non è semplicemente una Messa e neanche solo il ricordo dell'Ultima Cena, ma è una lezione teologica sull'essenza stessa di Dio e del mistero della redenzione umana. Sappiamo che durante questa celebrazione ricordiamo l'istituzione di due Sacramenti: l'Eucaristia e il Sacerdozio, è interessante, quindi, vedere come il Vangelo presenta tale istituzione.

L'introduzione che il Vangelo di Giovanni fa a questo episodio è molto solenne ed è caratterizzata, soprattutto da una parola: «Quando era giunta la sua ora». Di quest'ora si era già parlato in occasione delle nozze di Cana, quando Gesù aveva detto «Non è giunta la mia ora». In varie occasioni, Giovanni riferisce che i Farisei vogliono catturare Gesù ma non vi riescono «Perché non era giunta la sua ora». Ne aveva, poi, parlato Lui stesso a Filippo e ad Andrea quando alcuni pagani erano venduti per incontrarlo e lui aveva commentato: «Ora l'anima mia è turbata; e che devo dire? Padre, salvami da quest'ora? Ma per questo sono giunto a quest'ora!  Padre, glorifica il tuo nome» (Gv. 12,27-28). Infine nel Getsemani dirà: «Ecco, è giunta l'ora nella quale il Figlio dell'uomo sarà consegnato in mano ai peccatori». (Mt 26,45)

 Questa è l'ora di Dio, cioè l'ora in cui Dio rivela se stesso, la sua natura. Qual è questa natura Divina? L'introduzione prosegue dicendo: «Dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine». Quindi quello di cui il Vangelo ci vuol parlare è l'amore di Dio e lo fa mostrandoci concretamente fino a che punto esso posssa arrivare.

Questa presentazione dell'amore di Dio parte da un fatto molto semplice: la lavanda dei piedi. La lavanda dei piedi è un momento importante nella teologia della Redenzione, non è un’introduzione, ma un primo esempio concreto, ecco perché è presentata con molti dettagli. Prima di tutto si dice che «Gesù depose le vesti», cioè si toglie la tunica che indossava in quel momento, quella che veniva usata per la vita normale, in cui Lui era riconosciuto come Maestro e Capo del gruppo. In ambiente ebraico l’abito indica sempre il modo in cui vogliamo presentarci agli altri, il nostro «status». Non so se ricordate la parabola in cui si dice che un re organizzò un banchetto ed invitò ad entrare tutti i suoi sudditi a partire dagli zoppi, i ciechi, gli storpi, eccetera. Ad un certo punto egli si lamenta che uno di loro non ha l’abito di nozze. L'abito era un qualche cosa di importante, che serviva per riconoscere una certa appartenenza.  Ebbene, Gesù depone il suo abito normale, rimane cioè con il perizoma, che era l'abito normalmente usato dagli schiavi, e poi si avvolge un grembiule, che era l'abito usato dai servi. Questo è senza dubbio un atteggiamento provocatorio molto forte che scandalizza gli Apostoli. Vediamo la reazione dei Dodici soprattutto nelle parole di Pietro che rifiuta di accettare che il suo Maestro si faccia servo. Altrettanto forti sono le parole di Gesù: «Se tu non accetti questo aspetto della natura di Dio, non potrai avere comunione con me». Cioè se non riuscirai ad assumere la mia mentalità, non potrai essere in consonanza con Dio e con il suo piano. Pietro avrebbe fatto qualsiasi cosa per Gesù, cioè è pronto a servirlo, ma non è pronto a farsi servire da Lui. Si sente insicuro, ha bisogno di uno grande e potente a cui appoggiarsi, ha bisogno di un Dio onnipotente da seguire ciecamente. Ha paura ad accettare un Dio che si abbassa al nostro livello, che si fa servo, che si lascia catturare, che si lascia mettere a morte; per cui, quando Gesù gli dice che se non si lascia lavare i piedi non avrà parte nel suo regno, lui spaventato risponde: non solo i piedi, ma anche la testa. Si illude che Gesù stia parlando solo di un semplice rito di purificazione, come se dicesse: “prima di avere la cena avete bisogno di purificarvi”. Gesù dice: no! Non è questione di purità ma di servizio. Una volta che ti sei lavato i piedi, cioè che hai accettato l'atteggiamento dell'umiltà, tutto il resto non serve più.

Subito dopo si dice che Gesù si rimette la veste, cioè riprende il suo ruolo di guida e di maestro del gruppo, però facciamo attenzione ad un piccolo particolare: non si dice che si toglie il grembiule. Gesù mette la veste di maestro sopra il grembiule, cioè continua ad essere servo, anche quando fa il maestro, perché questo è il nuovo modo di esercitare l'autorità: attraverso il servizio. Quindi il fatto che Gesù, nel momento in cui presenta ai suoi discepoli la realtà del Regno di Dio, lo faccia vestito da servo e schiavo, non è solo per dire: “io voglio essere così”, ma vuol anche dire che questo diventa il modo di riconoscersi parte di Lui, membri del suo gruppo. Lo dice anche chiaramente: “Avete compreso quello che ho fatto? ... Anche voi fate lo stesso». All'ultima cena si entra vestiti da servi e da schiavi; all'Eucaristia si partecipa con un atteggiamento di servi e di schiavi. Noi con che abiti ci presentiamo all'Eucaristia?

Anche voi fate lo stesso”; Noi celebriamo l’Eucarestia come Sacramento perché, dopo la consacrazione del pane e del vino, Gesù ha detto “Fate questo in memoria di me”. Sono le stesse parole dette anche dopo la lavanda, cioè è come se il gesto di lavare i piedi sia un sacramento, non uno in più, ma la chiave di lettura, di interpretazione, di conseguenza pastorale dell’Eucarestia. In sé, il gesto di lavare i piedi indicava rispetto, amicizia, accoglienza verso chi giungeva in casa tua, perché la gente arrivava dopo aver camminato su strade che di solito erano polverose. In quei tempi non esisteva l'asfalto e la gente viaggiava con dei semplici sandali, non esistevano le calze, per cui si arrivava impolverati; il potersi lavare i piedi voleva dire dare la possibilità alla persona di rinfrescarsi. Ma, se vi ricordate, c’è un altro episodio nel Vangelo, in cui Gesù si trova a tavola a casa di una persona importante ed entra una prostituta che si mette a bagnare i piedi di Gesù con le sue lacrime. Naturalmente il padrone di casa si scandalizza nel vedere che Gesù si lascia toccare da tale donna, ma Gesù lo rimprovera dicendo: “Vedi io sono entrato in casa tua e tu non mi hai dato neanche l'acqua per lavarmi i piedi, questa donna mi sta lavando i piedi con le sue lacrime e asciugandoli con i suoi capelli. Tu mi stai mostrando indifferenza o superiorità, lei, invece sta mostrando il suo amore. È proprio per questo amore che le sono perdonati i peccati”. La lavanda dei piedi fatta da Gesù richiama proprio questo alla mente degli Apostoli che avevano partecipato anche a quella scena: Gesù si mette veramente dalla parte degli ultimi e lo fa per Amore.

Un’altra cosa che scandalizza noi Cristiani è che Gesù lava i piedi a tutti i discepoli, e fra questi c'è anche Giuda. Gesù sa chiaramente cosa lui farà fra poco, eppure gli lava i piedi, quindi, si fa servo anche di chi lo sta per tradire. Poi il Vangelo di Luca ci dice che Gesù, dopo aver benedetto il pane lo consegna ai suoi discepoli perché lo mangino e subito dopo aggiunge: «Ma colui che mi tradirà ha la sua mano qui sulla mensa assieme a noi». Quindi Gesù, che sa che Giuda lo tradisce, gli consegna l'Eucaristia, vincolo di riconciliazione e di perdono dei peccati. Poi aggiunge: «Quello che “devi fare”, fallo presto», cioè lo lascia libero di fare le sue scelte. “Devi fare” non vuol dire che Giuda è obbligato a tradire, questo non è mai un nostro dovere; Gesù lo invita alla responsabilità personale e Giuda fa la scelta sbagliata. Il fatto che Giuda lo tradirà, vuol dire che l'Eucaristia non è un rito magico che produce un effetto automatico in chi la riceve, ma richiede un impegno personale a seguire Cristo. Pensiamo a quante volte noi riceviamo l'Eucaristia con freddezza, senza pensare a cosa veramente significhi accogliere Gesù nella nostra casa, nel nostro cuore, nella nostra vita.

Noi accogliamo Gesù e forse gli diciamo che vogliamo servirlo, ma che non possiamo servire gli altri. Gesù ci dice: “Se vuoi servire me, fatti servire da me e mettiti a servire gli altri, specialmente quelli che ti danno più fastidio”. Gesù esige da noi un cambio radicale di mentalità, ma se noi non lo accettiamo così, Lui non ci può fare nulla, perché rispetta la nostra libertà. Comunque Lui ci ha perdonati e muore lo stesso in croce per noi, ma se in noi la sua grazia non porta frutto è solo colpa nostra.

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