Andate, ora tocca a voi!


Andate, ora tocca a voi! Festa dell’Ascensione. (Lc. 24, 46-53)
La festa di oggi presenta un duplice aspetto che va molto al di là del semplice fatto che Gesù salga al cielo ma che anzi ci è indicato proprio dal fatto che Gesù sale al cielo.
È l’ultima manifestazione di Gesù ai discepoli. Secondo la narrazione del vangelo siamo alla sera di Pasqua; lo stesso Luca negli Atti degli Apostoli, brano che abbiamo letto nella prima lettura, dice chiaramente che sono passati 40 giorni. Non è una contraddizione. Di sicuro qualche giorno è passato ma a Luca nel Vangelo interessa chiudere il discorso sulle apparizioni di Gesù e quindi si limita a dire un “poi”, mentre negli Atti inizia una fase nuova della storia dell’umanità e quindi mette i 40 giorni riferendosi ai 40 giorni di Gesù nel deserto per prepararsi alla sua missione, ai 40 anni del Popolo di Israele nel deserto per prepararsi ad entrare nella terra promessa. C’è stato quindi un periodo di preparazione, ma dopo la resurrezione il tempo non importa più.
Torniamo al Vangelo. Gli Apostoli hanno appena ascoltato la testimonianza dei due discepoli di Emmaus, e Gesù sta ora in mezzo a loro. In teoria nel vederlo dovrebbero esultare e invece il vangelo dice che sono sconvolti e pieni di paura. Vedere Gesù risorto è un’esperienza che li ha messi in crisi. Chiaramente Luca si serve di immagini materiali per raccontare un’esperienza che invece è soprattutto spirituale. Se Gesù è vivo, non della vita biologica ma della vita di Dio, allora aveva ragione tutte quelle volte in cui aveva loro proposto di vivere in un modo nuovo; era tutto vero quello che diceva parlando di un Dio che non è il potente ma il servo, che sa soffrire per amore e donare la sua vita. Lui aveva chiesto anche a loro di vivere così e loro avevano sempre fatto difficoltà ad accettarlo e alla fine erano pure fuggiti. Il Dio che Gesù presentava non rientrava nei loro schemi.
Ora Gesù cerca di far comprendere loro la logicità di tutto questo, spiegando le scritture: “Così sta scritto”. Ma questa logica non è comprensibile a chi continua a vivere da essere umano radicato nelle cose materiali. Ora loro, dopo aver sperimentato la presenza del risorto dovrebbero essere in grado di fare il salto della fede e andare a un mondo che li rigetterà, proprio come prima loro avevano rigettato le idee di Gesù. Ma Gesù non li abbandonerà, invierà chi starà sempre con loro.
“Poi” Gesù li condusse fuori verso Betania. Poteva salutarli nel Cenacolo. Questo non è solo un cammino materiale. Per andare dal cenacolo a Betania si passa davanti al Getsemani, luogo dove tre giorni prima hanno sperimentato la sofferenza spirituale di Gesù che aveva esclamato “se è possibile passi da me questo calice”, e la conseguente obbedienza dettata dall’amore alla quale aveva fatto contrapposizione la loro paura e la loro fuga. È a partire dai propri dubbi, dalle proprie paure che si costruisce una vera risposta d’amore. I dubbi e le paure non si cancellano, si vincono e offrono con amore.
“Si staccò da loro e fu portato in cielo”. Gesù è stato con noi, ha fatto molto, ma ora si distanzia per indicarci che la nostra vita non è tutta qui, adesso tocca a noi muoverci per arrivare a lui.
La venuta di Cristo non era fine a se stessa e non era per restare sempre qui ma per preparare quella definitiva in cui noi saremo con lui.
Il racconto degli Atti dice che i discepoli vorrebbero restare lì a guardare cosa succede ma l'angelo dice loro: “Andate” perché ora siete voi gli incaricati, con la protezione e l'assistenza dello Spirito Santo, finché Gesù tornerà nella gloria.
Loro partono pieni di gioia; non sono contenti perché Gesù se n’è andato ma perché finalmente hanno capito come funzionano le cose. È la gioia della missione, la gioia di agire per Cristo, la gioia di sapersi accompagnati dallo Spirito Santo.
Oggi è anche la giornata mondiale delle comunicazioni; per quest’anno il Papa ha scelto come tema l’impegno dei cristiani a passare dalle comunità virtuali create dalle reti sociali alla comunità di vita. La liturgia rivolge a noi lo stesso incoraggiamento: avete appena visto la gloria del Signore (nell'Eucarestia) adesso andate ad annunciarla a tutto il mondo.
L’uso dei mezzi di comunicazione è importante e potente, ma ha bisogno di essere accompagnato dal contatto diretto, dall’incontro, dal dono di sé. Il mondo a cui i Discepoli sono stati mandati era un mondo segnato dalla menzogna: ricordate le storie inventate dagli scribi e farisei circa il corpo di Cristo rubato, in modo da negare la resurrezione. Il mondo di oggi è segnato da un esagerato uso della comunicazione per imporre le proprie idee, ideologie, interessi, pubblicità. Dov'è la verità? La domanda di Pilato è più vera che mai. La risposta è: Gesù! Lui ha detto: “io sono la verità”. Volete sapere come riconoscere la verità? Tutto quello che ci porta a Gesù è verità. Tutto quello che Gesù farebbe se fosse al nostro posto è verità. Quel che lo rende più presente e fa sì che la gente possa sperimentarne è verità. L'amore è verità. Questo ha bisogno di essere testimoniato di persona, ome direbbe Papa Francesco: “Toccando la carne di Cristo”.
La falsa giustizia, il falso pietismo, il far presa sui sentimenti senza valori di sottofondo, l'attrarre le persone a sé, l'arrivismo, non sono altro che menzogna camuffata, sono il modo nuovo usato dal demonio per deviare il mondo.
Concludendo in tre punti:
1) Il nostro destino è il cielo, qui siamo solo di passaggio e Gesù ce ne ha indicato la strada.
2) Fin che siamo qui, però, dobbiamo essere attivi perché adesso le sorti del mondo sono nelle nostre mani, e dello Spirito Santo, naturalmente.
3) Ricercare la verità, ma quella profonda, difficile, non quella superficiale facile che offre il mondo oggi. Questa verità testimoniarla andando incontro alle persone, donandosi senza paura.

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