Il perdono: chi ci guadagna?
Matteo 18,21-28
Il vangelo di oggi ci
parla di perdono. Il perdono è facile da spiegare con le parole, ma
quando si tratta di perdonare qualcuno che ci ha fatto del male,
allora diventa più difficile.
Di solito si dice, "Dipende". Dipende se riconosce i suoi errori, dipende dal fatto che cambia il comportamento, dipende se chiede scusa, ecc.
Nel Vangelo non si tratta di quel tipo di perdono, non c'è la parola "dipende".
Nel vangelo sentiamo che Pietro parla di una persona che manca sette volte, non si scusa, ma continua a offendere, tanto che lui deve chiedere: "Quante volte devo perdonare?"
La risposta di Gesù è che la possibilità del perdono non è nella persona davanti a me, ma in me stesso.
Il motivo per cui devo perdonare l'altro non è perché lo merita, ma perché Dio lo ha già perdonato e, soprattutto, perché Dio ha già perdonato i miei errori.
Ecco perché a questo punto Gesù dice la parabola del servo debitore.
Se leggiamo questa parabola, troviamo cose che ci fanno capire il modo di agire di Dio, che è molto più ampio di ogni immaginazione umana.
Prima di tutto, abbiamo un re a cui un servo si presenta con un debito di vari milioni, una cifra grande che nessuno può pagare, ma anche un debito che nessuno può contrarre. Questo significa che la cosa importante non è la dimensione del debito, ma l'atteggiamento del re rispetto al debitore. Lui chiede tempo per raccogliere il denaro dovuto senza dover andare in prigione lui e la sua famiglia. Il re non solo accetta, ma anche cancella tutto il debito.
Quando ci rivolgiamo a Dio con cuore sincero, lui perdona tutti i nostri errori, piccoli e grandi.
A questo punto, il servo trova un collega che ha un debito di 100 euro. Anche lui chiede tempo, ma non gli viene concesso. Il servo che era stato perdonato di una somma così grande, ora non può perdonare una piccola somma.
Quanto spesso ci arrabbiamo con altre persone per ciò che dicono o fanno: un offesa, una incomprensione, un errore. Ma se li guardiamo bene, sono piccole cose rispetto a ciò che Dio ci perdona ogni giorno.
Quando il re diventa consapevole del comportamento del servo verso il suo collega, si arrabbia e chiede giustizia. Tutto il debito perduto prima è ora in discussione.
Perché? Perché il servo non stava pensando e vivendo di amore ma di interesse umano.
Il perdono può essere capito solo come amore. Non c'è ragione umana per perdonare. Il perdono è un dono di Dio alla persona che perdona.
Quando perdoniamo, siamo noi i fortunati. Vi do un esempio. Se io sono molto arrabbiato con mio zio, non riesco a perdonare quello che ha fatto dieci anni fa, a causa di questa rabbia non posso riposare bene, non sono tranquillo. Ma il problema è che mio zio è morto tre anni fa oppure vive lontano e non ricorda quello che è successo. Lui non può scusarsi per il suo errore. Io sono l'unico che soffre per la mancanza di pace. Se amo come Gesù amava, se perdono come Gesù, la pace tornerà al mio cuore.
Perché perdonare è amare e quando possiamo amare diventiamo come Dio e questa è la più grande benedizione, l'unica benedizione necessaria nella nostra vita.
Di solito si dice, "Dipende". Dipende se riconosce i suoi errori, dipende dal fatto che cambia il comportamento, dipende se chiede scusa, ecc.
Nel Vangelo non si tratta di quel tipo di perdono, non c'è la parola "dipende".
Nel vangelo sentiamo che Pietro parla di una persona che manca sette volte, non si scusa, ma continua a offendere, tanto che lui deve chiedere: "Quante volte devo perdonare?"
La risposta di Gesù è che la possibilità del perdono non è nella persona davanti a me, ma in me stesso.
Il motivo per cui devo perdonare l'altro non è perché lo merita, ma perché Dio lo ha già perdonato e, soprattutto, perché Dio ha già perdonato i miei errori.
Ecco perché a questo punto Gesù dice la parabola del servo debitore.
Se leggiamo questa parabola, troviamo cose che ci fanno capire il modo di agire di Dio, che è molto più ampio di ogni immaginazione umana.
Prima di tutto, abbiamo un re a cui un servo si presenta con un debito di vari milioni, una cifra grande che nessuno può pagare, ma anche un debito che nessuno può contrarre. Questo significa che la cosa importante non è la dimensione del debito, ma l'atteggiamento del re rispetto al debitore. Lui chiede tempo per raccogliere il denaro dovuto senza dover andare in prigione lui e la sua famiglia. Il re non solo accetta, ma anche cancella tutto il debito.
Quando ci rivolgiamo a Dio con cuore sincero, lui perdona tutti i nostri errori, piccoli e grandi.
A questo punto, il servo trova un collega che ha un debito di 100 euro. Anche lui chiede tempo, ma non gli viene concesso. Il servo che era stato perdonato di una somma così grande, ora non può perdonare una piccola somma.
Quanto spesso ci arrabbiamo con altre persone per ciò che dicono o fanno: un offesa, una incomprensione, un errore. Ma se li guardiamo bene, sono piccole cose rispetto a ciò che Dio ci perdona ogni giorno.
Quando il re diventa consapevole del comportamento del servo verso il suo collega, si arrabbia e chiede giustizia. Tutto il debito perduto prima è ora in discussione.
Perché? Perché il servo non stava pensando e vivendo di amore ma di interesse umano.
Il perdono può essere capito solo come amore. Non c'è ragione umana per perdonare. Il perdono è un dono di Dio alla persona che perdona.
Quando perdoniamo, siamo noi i fortunati. Vi do un esempio. Se io sono molto arrabbiato con mio zio, non riesco a perdonare quello che ha fatto dieci anni fa, a causa di questa rabbia non posso riposare bene, non sono tranquillo. Ma il problema è che mio zio è morto tre anni fa oppure vive lontano e non ricorda quello che è successo. Lui non può scusarsi per il suo errore. Io sono l'unico che soffre per la mancanza di pace. Se amo come Gesù amava, se perdono come Gesù, la pace tornerà al mio cuore.
Perché perdonare è amare e quando possiamo amare diventiamo come Dio e questa è la più grande benedizione, l'unica benedizione necessaria nella nostra vita.