Quando i miracoli diventano motivo di lotta
Il cieco nato, ovvero quando i miracoli diventano motivo di lotta. (Gv 9)
L'episodio del cieco nato andrebbe analizzato dal punto di vista di "Gesù vera luce del mondo”. Questo era l'intento di Giovanni quando scrisse questo capitolo, questa è stata anche l'intenzione della Chiesa quando ha scelto questo brano come punto di riflessione per la 4a domenica di quaresima. Io invece oggi voglio rileggere il brano dal punto di vista della lotta che si scatena dopo il miracolo, per riallacciarmi a quanto abbiamo detto ieri circa Dio Padre e il suo influsso nelle nostre relazioni.
Vediamo subito le parti in causa.
- Prima di tutto il cieco nato. Persona in necessità, di per sé non c'è scritto che abbia chiesto aiuto, ma lo ottiene da Gesù. Da solo, forse, non sarebbe neanche riuscito a vedere di aver bisogno di cambiare. Comunque è richiesta la sua collaborazione con l'andare a lavarsi. Non è una persona istruita, non può certamente reggere alla logica dei maestri, la sua è la logica dei semplici: se c'è stato un miracolo, considerando che il diavolo non fa miracoli allora costui deve essere il Messia. Rappresenta anche l'entusiasmo di che ha fatto una esperienza forte dell'amore di Dio, anche se non completa perché non unita ad istruzione. Non pensa alle conseguenze del suo agire, è la nuova scoperta che lo spinge incurante dei pericoli e delle conseguenze. Quando incontrerà Gesù per la seconda volta, la volta del passo finale, sarà pronto a fare il passo giusto. Lui è il convertito, e deve pagare per la sua conversione perché il diavolo non glielo perdona. (Abbiamo qui il rifiuto della società e anche dei familiari).
- I Farisei. Le autorità, o almeno si ritengono tali pur non avendo più nessun potere. A loro il miracolo non interessa, anzi è di disturbo, distoglie la gente dalla soggezione che avevano verso di loro. Siccome si trovano in lotta con Gesù non possono accettare nessun motivo a suo favore, ma anzi si attaccano a ogni minimo particolare per dimostrare che hanno ragione. Notiamo che tutti gli argomenti che portano, di per sé sono veri, ma sono usati in modo sbagliato. Loro sono il paradigma delle tenebre. Vogliono che la situazione rimanga com'è. Lì ci sguazzano bene. (Freddezza, egoismo, ecc.).
- I genitori del cieco. Dovrebbero gioire per quel che è successo al loro figlio, e invece no, si lasciano prendere dalla paura. Sano che i Farisei hanno promesso di cacciare dalla Sinagoga chiunque proclamasse Gesù Messia, allora scaricano ogni responsabilità sul figlio. Tutto sommato loro si erano abituati ad avere un figlio menomato, ora invece dopo la guarigione sono arrivati solo guai e scrupoli. Chi avrà ragione, i Farisei o Gesù, anche se avesse ragione Gesù, perché è venuto a disturbare la nostra quiete? Cedono alle pressioni delle tenebre e manifestano che sarebbe stato meglio non cambiare.
- C'è infine Gesù. È sempre la pietra di scandalo. Si rifiuta di vedere gente che si è adagiata in una religione amorfa, senza vita. Sa però che ogni cambiamento implica rotture. Ci invita a uscire da noi stessi e dai nostri schemi e accettare il rischio di essere degli esclusi dalla società.
Questo schema si ripercuote varie volte nella vite delle comunità. Quando c'è uno scontro normalmente le motivazioni che vengono portate da ogni parte sono valide, se prese in se stesse. Però finché ci radichiamo sulle nostre posizioni e abbiamo paura di dover cambiare qualcosa in noi, non si potrà uscire dalla logica dello scontro. Se invece ci mettiamo in una logica di conversione e di ascolto, allora c'è spazio per l'azione di Dio e per punti di convergenza. Il fondamentalismo dei Farisei non ha risolto la situazione ma anzi ha aumentato la tensione nei confronti Gesù, la paura dei genitori non ha risolto la situazione ma anzi ha messo ancora più in imbarazzo il figlio.
C'è infine da considerare la domanda iniziale del Vangelo: Questa persona è cieca dalla nascita: di chi è la colpa? Sua o dei suoi genitori?
Questo modo di ragionare è uno dei pezzi forti del diavolo. Quando non riesce a screditare Dio direttamente, lo fa indirettamente screditando noi. Non sei neanche degno… Dio ti castiga per i tuoi peccati… La risposta di Gesù è che la sofferenza e la prova non sono castigo ma luogo privilegiato per mostrare la gloria di Dio. Non scordiamo che attraverso la prova e la sofferenza del Calvario Dio ci ha mostrato la sommità della sua gloria.