La donna di Samaria, il riscatto di una emarginata che diventa apostola
La samaritana. Da
emarginata ad apostola.
Nel vangelo di oggi ci troviamo di fronte a tre casi di emarginazione. La prima emarginazione è quella culturale e sociale data dal fatto che a incontrare Gesù è una donna. Ai tempi di Gesù alle donne era proibita qualsiasi interazione sociale. Le donne dovevano rimanere in casa a preoccuparsi delle faccende domestiche e dei figli ; l’unica possibilità di uscita era andare al pozzo a prendere l’acqua. Quindi il pozzo del paese diventava il luogo degli incontri. La seconda emarginazione è quella politica data dal fatto che si trattava di una Samaritana. I Samaritani erano considerati degli eretici per il loro modo di credere e anche degli invasori perché originariamente non erano del luogo ma erano stati mandati lì alcuni secoli prima per indebolire la fierezza del popolo ebraico. La terza emarginazione è quella morale data dalla situazione della donna che ha avuto 5 mariti e quello con cui vive oggi non è suo marito. Di solito le donne andavano al pozzo al mattino quando il clima era più fresco, l’acqua più abbondante e così avevano acqua a disposizione delle faccende domestiche e per cucinare. Il fatto che questa donna ci vada a mezzogiorno indica il suo desiderio di non incontrare altre persone. Quindi Gesù avrebbe dovuto evitare qualsiasi interazione con lei e lei aveva tutte le ragioni per evitare di parlare a Gesù, uomo e Giudeo. Ma Gesù combatte contro qualsiasi forma di emarginazione e lo fa sempre agendo sulla persona emarginata, aiutandola a ricostruire il valore e l’immagine di sè. Interessante il modo usato da Gesù : non parte con una predica o una catechesi e nemmeno col sottolineare gli errori della donna, argomenti che vanno toccati e lui lo fa in un secondo momento. Lui pone la donna in una posizione di vantaggio, nella possibilità di aiutare. Non dice « donna hai bisogno di me » ma dice : « donna ho bisogno di te perché ho sete ». Non dice « io sono un salvatore » ma dice : « sono un assetato incapace di prendere l’acqua da solo ». Questo spiazza i preconcetti della donna e apre le porte perché lei possa toccare le sue debolezza e i suoi bisogni.
Il punto di svolta si ha quando la donna ha il coraggio di ammettere la sua debolezza più profonda: non ho marito ; e il suo malessere religioso. Gesù demolisce completamente le barriere riconoscendo quelle debolezze, non con spirito di critica ma neppure pretendendo che i problemi non esistono. Lui ha lo spirito di chi parte dalla verità per costruire il riscatto sociale.
Alla fine la donna, ormai recuperata, lascia da parte quello che è stato il suo segno di inserimento sociale, la brocca, e corre dalla gente a predicare. Lei emarginata si riscatta diventando apostola dei suoi emarginatori.
Anche oggi ci sono molti casi di emarginazione nella nostra società. Non solo gli immigrati che fanno fatica ad essere accolti perché stranieri, di lingua e religione diverse, ma anche i poveri, gli sfruttati, gli anziani. Ci troviamo in una società che pone al centro il benessere, dove ha valore chi produce, chi è attivo, chi può contribuire. La persona è valutata dal quanto mi può dare contro il quanto mi costa. Non è più la persona al centro con il suo diritto in quanto creatura di Dio e la sua dignità in quanto persona umana ma al centro c’è l’io, il mio benessere, la mia tranquillità, e tutto è in funzione di quello.
Interessante la richiesta di Gesù : dammi da bere. Non è solo un’apertura di debolezza e di valorizzazione dell’altro come abbiamo detto sopra, è anche una sete vera, la stessa sete che Gesù esprimerà dalla croce: « ho sete » che è sete di anime, sete di voler salvare quella persona che ha di fronte, di ricondurla al Padre suo. All’altro, al bisognoso si va in contro in modo vero ed efficace quando usciamo dal nostro egoismo e ci lasciamo prendere dal desiderio di fare del bene, dall’emozione forte che nasce dal vedere il piano di Dio all’opera in ogni persona, anche la più piccola e la più emarginata. Sono tre, quindi, le cose che salveranno il mondo : la fede che ci fa vedere Dio in tutti, il lasciarsi trascinare dalla voglia di fare del bene, l’umiltà nell’impostare le relazioni e le azioni.
Uscendo da questa messa guardiamoci attorno e vediamo come molte persone si sentono emarginate, non accettate, non valorizzate, abbandonate o tradite, avviciniamoci a loro con umiltà e portiamo a loro una parola di speranza : Dio vuole loro bene ed è venuto per riscattarle, e lo vuol fare attraverso di noi. Buon lavoro !