L'indemoniato di Gerasa: un miracolo sbagliato?
L'indemoniato di Gerasa
(Mc. 5,1-20)
L'incapacità di controllare il male che ci isola dal resto del
mondo
Quello di oggi è un miracolo un po' strano da parte di Gesù e
verrebbe voglia di dire che più che di miracolo si potrebbero
parlare di sconfitta di Gesù. Di sicuro ci sono molte cose difficili
da capire e che rendono questo miracolo almeno dubbioso.
1) Prima di tutto siamo in territorio non Ebreo. È vero che Gesù è
venuto per tutto il mondo ma questo non era affatto facile da capire
per gli apostoli e per gli altri Giudei. Inoltre i miracoli
richiedono la fede ed è difficile provare la fede di uno che ha
religione diversa.
2) Secondo punto: la persona non chiede il miracolo. Chi parla non è
la persona ma il diavolo e non chiede di essere guarito ma di essere
lasciato in pace, di essere lasciato dentro la persona posseduta,
cioè l'opposto del miracolo.
3) Terzo punto Gesù permette al demonio di entrare nella mandria di
porci e questo si conclude con il loro affogare nel lago, e quindi
l'enorme perdita di quei mandriani: Gesù fa un miracolo per
danneggiare tante persone?
4) Quarto punto: il risultato di tutto ciò è che la gente del luogo
caccia via Gesù, cioè non gli dà neanche il tempo di predicare.
5) Ultimo punto la persona liberata chiede di diventare discepolo, di
poterlo seguire e Gesù non glielo permette, lo lascia lì tra i
pagani. Avrebbe potuto permettergli di stare con lui qualche mese,
educarlo nella fede, convertirlo, prepararlo e poi rimandarlo come ha
fatto con gli altri apostoli, invece lo lascia lì. Che senso ha
tutto questo?
Ci troviamo in mezzo a due grandi miracoli: La tempesta sedata e la
resurrezione della bambina, due miracoli che ci indicano qual'è il
senso della vita, dove si trova la capacità di superare quelle forze
che sembrano incontrollabili (morte ma anche problemi, dipendenze
ecc.). Specialmente nel primo episodio, la tempesta nell'attraversare
il lago ci fa capire che spesso non siamo in grado di governare la
nostra vita che ogni onda sembra sommergerci le forze materiali non
reggono più mentre le forze spirituali sembrano dormire invece di
aiutarci.
Allora anche qui ci deve qualche insegnamento che va al di là del
fatto stesso e che coinvolge il valore della vita. Ma veniamo più
specificamente ai dubbi sollevati prima.
1) È sintomatico il fatto che Gesù attraversa il lago, va in
territorio straniero, fa solo questa guarigione e torna subito
indietro. Lo scopo del viaggio deve essere cercato proprio in quei
pochi fatti, perché non ha né predicato né fatto nient'altro. La
lotta col Diavolo è una lotta senza quartiere, bisogna sconfiggerlo
ovunque lui si trovi. E questa lotta deve arrivare a benedire ogni
parte della nostra vita anche quelle zone che sembrerebbero non
appartenere al religioso. Come non c'è persona al mondo che non sia
figlio di Dio, così non c'è area della nostra vita che non gli
appartenga. Il fatto che ci troviamo in territorio non giudeo ci dice
già l'universalità del piano di salvezza di Gesù. Il tutto era già
cominciato con i Magi; qui abbiamo un altro assaggio, poi avremo la
donna cananea, infine avremo il centurione che chiede la guarigione
del servo e dalla croce un altro centurione che ne dichiarerà la
divinità.
2) Il secondo aspetto è legato al primo: il fatto che la persona non
solo non esprime la fede ma neppure chiede la guarigione ci indica
chiaramente la vastità della misericordia del Signore. Lui stesso
dirà sono stato mandato per i peccatori. Non sono loro a chiedere a
Gesù di venire, è lui che va e poi con il suo modo di agire li
provoca a chiedere il perdono. L'indemoniato non ha la libertà
interiore per accettare Gesù o chiedere il suo aiuto perché è
soggiogato dal demonio, ma non appena è liberato, cioè capace di
usare la sua intelligenza e la sua volontà, chiede subito di seguire
Gesù. Pensiamo a quante persone serviamo nelle nostre opere di
carità che non sono cristiane, o sono cristiane di nome ma non
interessate in religione, che vengono da noi perché hanno bisogno di
pane, di medicine, di alloggio ma non hanno nessuna intenzione di
diventare bravi cristiani. Gesù ama quelli più degli altri, non
perché li ami di più oggettivamente ma perché loro hanno più
bisogno. Questa è la più importante opera di misericordia:
riportare a Dio chi è lontano. Questo è il centro del carisma di
Don Orione in cui la carità spicciola è solo il mezzo, lo scopo è
riportare a Cristo e alla Chiesa chi è lontano o fuori di essi.
Qui abbiamo una persona posseduta dal demonio, così incontrollabile
da non poter neanche entrare nei villaggi, non si può incatenare:
rompe tutti i ceppi, non ci si può avvicinare. Non ha un diavolo ma
un'intera legione di diavoli. È interessante l'atteggiamento
psicologico del diavolo: fa tutto lui, l'uomo è come un bamboccio
nelle sue mani. Lui di fronte ai deboli si fa vedere violento,
incontrollabile, inavvicinabile, ma quando vede qualcuno più forte
di lui, corre da Gesù, si prostra ai suoi piedi e lo implora, ma non
lo implora di guarirlo ma di non cacciarlo via. Non è la persona che
viene e implora ma il demonio stesso. Alle volte sembra che le nostre
passioni ci tengano prigionieri, sono dittatrici, gestiscono le
relazioni con le altre persone. Quando noi intraprendiamo un cammino
serio per liberarcene, invece di combattere cominciano a giocare la
parte del debole dell'implorante: “suvvia dopo tutto che male
c'è?”, “Non fan così anche gli altri?”, “come faresti senza
quei piaceri che ti procuriamo?”, “ancora una volta solo”;
vogliono che abbiamo pietà di loro e le lasciamo restare cosicché
appena abbassiamo la guardia ricominciano a comandare. Sant'Ignazio
di Loyola, negli Esercizi Spirituali quando descrive l'azione del
Demonio nella nostra vita spirituale lo paragona ad una cortigiana
che con i deboli si comporta da Padrona di casa ma con i forti si
comporta da debole per suscitare pietà. E poi cerca sempre un
alternativa, sembrerebbe un modo di salvarsi ma è anche un ultimo
tentativo di danneggiarci, una piccola rivincita: ammazzando i porci
causa l'espulsione di Gesù da quella zona. Ricordiamoci che il
Diavolo ha come unico scopo quello di danneggiarci. Gesù non scende
a compromessi sulla nostra salvezza: la dà e la dà completa.
3) Sembra strano l'atteggiamento di Gesù che permette al diavolo di
andare nei porci che poi si gettano nel lago causando perdite enormi
per i mandriani locali. Su questo dato si sono fatte varie
interpretazioni: (a) C'è chi dice che l'episodio è stato scritto da
Giudei per condannare l'uso della carne di maiale che i greci prima e
i romani poi stavano rendendo più normale anche in Palestina. Non
sembrerebbe una spiegazione sufficiente. (b) C'è chi dice che il
nome del diavolo, legione, il numero dei porci 2000, siano un modo
per alludere alle legioni romane e che quindi sia un modo per
attaccare i Romani. Anche questo è poco probabile. (c) C'è chi dice
che pur di mandare via il diavolo dalla nostra vita bisogna essere
disposti a sacrificare qualsiasi cosa.
Più semplicemente, prendendo un po' da tutte queste, possiamo
considerare qui i porci come simbolo dei pagani o meglio dei senza
Dio, (così gli Ebrei consideravano i pagani, loro che consideravano
il maiale come animale impuro nemmeno da avvicinare), ecco perché lì
il demonio può entrare. Però il male finisce sempre con lo
sconfiggere se stesso, infatti i porci si gettano giù dalla rupe. I
mandriani sono danneggiati dalla perdita e decidono di cacciare via
Gesù. Questo è un punto che deve essere chiaro. Quei porci
rappresentano ciò che fa sì che i pagani restino pagani. Essi
rappresentano tutti quei legami affettivi, materiali, mentali,
tradizionali, culturali che ci impediscono di essere tutto per il
Signore. Bisogna avere il coraggio di tagliare. Avremmo mille scuse
per mantenere queste cose, tutto sommato, prese una ad una non sono
un grande ostacolo, sono cose da poco, ma sono quel compromesso che
assieme a tutti gli altri si prende tutto il nostro tempo, il nostro
affetto. Tagliare costa, sacrificio, rinuncia, popolarità, potere
sugli altri. Appena si inizia a tagliare ci si sente vuoti, deboli.
Si viene rigettati dagli altri e ci sembra di fare loro del male
dopotutto io mi voglio convertire ma non posso obbligare l'altro a
farlo quindi perché devo farlo soffrire. Invece il vuotarci è una
parte importante del cammino perché solo così si crea spazio dove
Cristo può entrare. I mandriani, al di là della perdita materiale,
alla fine ci guadagneranno perché perdono ciò che rappresenta per
loro il male.
4) Questo i mandriani non lo capiscono subito e cacciano via Gesù.
Questa è solo una delle tante opposizioni che Gesù deve affrontare
nella sua vita, fino alla croce. Anche i Giudei, i primi e diretti
beneficiari dei miracoli e della predicazione di Gesù, alla fine lo
rigetteranno e gli preferiranno un terrorista come Barabba.
5) Gesù va via ma non li abbandona, lascia lì da loro l'ex
indemoniato, non perché non lo voglia con sé e neppure perché sia
una persona già preparata, ma perché sia sempre in mezzo ai suoi
paesani come un ricordo di quel che è successo, un segno visibile
della potenza di Dio, un segno della differenza che la grazia di Dio
può produrre in un'altra persona quando essa si apre e la lascia
agire. Lui sarà un ricordo che al momento opportuno servirà loro
per tornare spiritualmente da Gesù. Gesù non ci forza ad accettare
la sua grazia. Se gli chiudiamo la porta lui sta fuori, se lo
mandiamo via lui esce, se gli gridiamo contro lui sta in silenzio,
rispetta la nostra libertà, ma è fedele al suo amore, non ci
abbandona, non ci può abbandonare. Lascia qualche finestra aperta,
qualche segno di provocazione, qualche appiglio a cui aggrapparsi per
ricominciare ad inondarci con il suo amore non appena gli facciamo un
cenno di consenso.
I punti per la nostra riflessione possono essere riassunti così:
1) Non esiste parte in noi che possa essere esclusa dal nostro
dipendere totalmente da Dio, che possa essere escluso dal nostro
rapporto con Lui.
2) Non esiste persona al mondo che noi possiamo smettere di amare.
Magari non potremo rendergli il servizio dovuto, magari dovremo anche
allontanarla per il bene degli altri attorno, ma dovremo farlo con
amore, comprensione.
3) Niente compromessi con il diavolo, niente cavilli lasciati
indietro e soprattutto niente paura delle rinunce, delle sofferenze
che il cammino di conversione richiederà a noi.
4) Quando ci sentiamo rigettati dalla gente, non compresi, criticati,
non dobbiamo preoccuparci. L'unica cosa di cui dobbiamo preoccuparci
è verificare in coscienza se stiamo veramente facendo il lavoro di
Dio o qualche nostro interesse nascosto.
5) Non disperare mai. Chi rigetta il Signore, che siano la gente per
cui lavoriamo o anche che siamo noi con i nostri peccati, Dio troverà
il modo di riproporre una via di conversione, un'occasione per
ricominciare.