Maria a Cana inaugurazione dell'alleanza nuova


Maria al servizio dell'umanità  (Gv. 2,1-11)
Leggendo questo passo del vangelo di Giovanni è facile cadere in errori di interpretazione. Sia chiaro fin dall'inizio che lo scopo di questo vangelo non è quello di far vedere Maria che è attenta al bisogno dei due sposi, e nemmeno far vedere che lei è capace di far cambiare idea a Gesù e anticipare i tempi del suo apostolato.
Questo passaggio del Vangelo di Giovanni è altamente simbolico e per capirlo bisogna prestare attenzione ad ogni parola e ad ogni dettaglio.
L'ambiente è quello di un matrimonio, il matrimonio tra Dio e l'umanità, figura utilizzata tante volte nell'Antico Testamento, specialmente dai profeti, per descrivere il rapporto speciale tra Dio e il suo popolo, l'alleanza suggellata sul monte Sinai. La bibbia inizia dicendo che l'uomo ha bisogno di una compagna con cui condividere la vita, e termina, nel libro dell'Apocalisse, con le nozze della Gerusalemme nuova con l'agnello. Quali erano i termini dell'alleanza del Sinai? Dio aveva appena dato le due tavole con i dieci comandamenti e di conseguenza ne era scaturita tutta la normativa che riempie i libri dell'Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio. Questa legge era basata soprattutto sui riti da compiere e le parole da dire. E proprio in quel momento c'è lo scambio del patto con l'uccisione dell'agnello e le parole di Dio: “Se osserverete queste leggi che io vi do voi sarete il mio popolo e io sarò il vostro Dio e vi benedirò per mille generazioni”. Purtroppo, guardando all'esperienza di Israele, vediamo che la legge non funziona come dovrebbe, difatti il popolo inizia subito a ribellarsi e a tradire, dal vitello d'oro, a tutte le rivolte che lo porteranno a vagare per quarant'anni nel deserto, e anche dopo l'entrata nella terra promessa la storia sarà un continuo alternarsi di obbedienza-benedizione con tradimenti segnati poi da guerre, distruzioni e persino un secondo esilio. Perché questa infedeltà? Perché l'uomo è per natura sua instabile, trasgressore. Anche per chi obbediva, come molti ai tempi di Gesù, il patto era diventato inefficiente perché l'osservanza si era trasformata in ritualismo puro: un matrimonio dove tra marito e moglie non c'è più quella fiamma d'amore che li aveva portati insieme; una festa in cui non c'è più vino, altro simbolo di benedizione divina lungo tutto l'AT. L'acqua è il simbolo della creazione, il simbolo della necessità di vita assieme al pane. Il vino, invece, è il simbolo di quello che c'è in più, dell'abbondanza, della gioia, della festa.
Maria, che aveva introdotto nel mondo colui che deve instaurare l'alleanza nuova, ora lo spinge a dare inizio a questo rinnovamento. “Non hanno più vino”, invito sollecito a cominciare a fare qualcosa.
Nel nostro brano Maria è presentata, prima di tutto, come Madre di Gesù, la nuova Eva madre dell'uomo nuovo che porta la salvezza rotta dalla prima madre dei viventi, Eva, appunto la madre dell'umanità, di quell'umanità trasgressiva che già fin dagli inizi voleva impadronirsi di quello che appartiene a Dio e compie il peccato originale; umanità che non può salvarsi da sola ma che grazie alla stirpe della donna nuova, (ricordate le parole di Dio al serpente: porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua e la sua stirpe, essa ti schiaccerà la testa) ora riceve per grazia quella salvezza che non seppe prendersi da sola. Gesù coglie la simbologia propostagli dalla frase della madre e la rafforza rispondendo: “Che c'è tra me e te o donna?”. Donna, sì come Eva la donna. Quindi che rapporto c'è tra l'uomo nuovo (Gesù) e la donna nuova (Maria)? La frase di Gesù non è un rimproverare l'intrusione o il voler negare aiuto, ma il ricordarsi l'un l'altro il patto che li unisce: il rapporto di condivisione piena al servizio del piano salvifico del Padre. Proprio come dopo il peccato originale, l'angelo preannuncia che la salvezza verrà dall'alleanza tra una donna e suo figlio. Non avrebbe avuto senso che Gesù dicesse di no e poi cambiasse idea per obbedire a sua Madre.
È solo Gesù che può fare questo miracolo perché si tratta di cambiare radicalmente i termini del patto antico, ma i termini di un patto si possono cambiare solo se entrambe le parti sono d'accordo. Ci vuole un uomo che sia anche Dio, che rappresenti entrambe le parti, Gesù , appunto, l'uomo-Dio. Ma siccome l'alleanza era iniziata già nel paradiso terrestre e fu rotta dal padre e dalla madre di tutta l'umanità, ora viene rinnovata con tutta l'umanità non con il solo Israele.
Gesù prosegue: “non è giunta la mia ora”. Questa alleanza non è una cosa che si cambia così su due piedi. E quando è quest'ora? Giovanni ci fa fare un altro salto, questa volta al capitolo 13. Ascoltate: “Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine.” Ecco dove il cambiamento avviene, sul calvario. Maria sta chiedendo un'anticipazione della passione. Quali sono i simboli di questo collegamento? Tanti:
1) Il brano inizia dicendo: “il terzo giorno”, cioè il giorno della Risurrezione, ma nel capitolo precedente si era detto: il giorno dopo, ben tre volte (1: 29;35;43) il che sommato ai tre giorni fa sette, la settimana della creazione, o meglio della nuova creazione rigenerata appunto dalla Risurrezione.
2) c'erano là 6 giare di pietra. 6, il numero che nella Bibbia rappresenta il male, cioè colui che vuol arrivare alla perfezione di Dio (7) da solo, ma non ci arriva mai. È anche il numero dell'uomo, creato al 6° giorno, lui che voleva essere come Dio ed è caduto nel peccato. Giare di pietra, fredde e rigide come le due tavole della legge. Giare per la purificazione rituale, il principale dei riti di questa legge antica che aveva il compito di renderci degni di stare alla presenza di Dio. Giare vuote, perché ormai sono incapaci di generare la vita.
Maria spinge i servi, rappresentanti del patto antico, al cambiamento: “Fate quello che vi dirà”. È l'obbedienza della fede che rende possibile il cambiamento, se si è disposti a mettere in gioco ciò che si ha in mano. La prima alleanza, quella del Sinai era stata suggellata proprio da questa frase: “Tutto quello che hai detto noi lo faremo”.
Gesù dice: “Riempitele (di acqua) e versatene da bere (vino)”. Ecco il cambiamento. La legge, se rigenerata dalla fede, ed offerta, ricomincia a dare la vita.
Fatto curioso: Di per sé non è Gesù a fare il miracolo ma i servi, sono loro a versare l'acqua e poi a prendere il vino. Non ci sono formule o gesti di Gesù. D'altronde è così con tutti i miracoli dei nostri santi e anche di Maria, essi fanno i gesti ma a fare il miracolo è Dio che si serve della loro fede. E se questo è vero anche tutti noi possiamo essere strumento di miracoli.
L'acqua viene posta nelle giare vuote, Gesù non butta via la legge e i riti antichi, li rinnova, ridà loro vita. Non vuole che si vivano con freddezza, con senso d'obbligo, di dovere, ma vuole che siano vissuti con gioia, desiderio.
Ma per Gesù di cosa è simbolo il cambiamento? Torniamo al capitolo 13. “Avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine”, e poi cosa fa? Anche lui prende l'acqua della purificazione e la versa, ma come fa uno schiavo, per lavare i piedi al padrone, Lui che è il Maestro lava i piedi ai discepoli suoi padroni o come dirà lui Amici. Questo è il cambiamento a cui deve portarci l'obbedienza della fede, l'amore puro che si fa servizio. Il vino di Cana preannuncia il vino dell'ultima cena, il sangue di Cristo versato per noi, l'amore sino alla fine.
Maria, elemento di unione e di passaggio tra l'AT e il NT diventa tramite di passaggio dalla ritualità all'amore attraverso la fede, un amore che per essere vero è scelto con desiderio, gioia “ho desiderato ardentemente di bere questo calice con voi”.
È interessante vedere che subito dopo l'episodio di Cana Gesù va a Gerusalemme e lì abbiamo l'episodio della purificazione del tempio; scaccia i venditori, rovescia i tavoli con le cose necessarie per i sacrifici dell'AT e dice: “Non fate della casa del Padre mio un mercato”, e poi aggiunge un segno: “distruggete questo tempio e io in tre giorni lo ricostruirò”, e Giovanni aggiunge “Lui parlava del suo corpo”. Lui è l'agnello sacrificato, l'unico sacrificio possibile perché la nuova alleanza entri in funzione.
Quali sono i nuovi termini del patto? “Come il Padre ha amato me, anch'io ho amato voi: rimanete nel mio amore. … Vi do un comandamento nuovo: amatevi l'un l'altro come io ho amato voi”.
Un ultima prova di questi collegamenti. Quando avete tempo leggete i capitoli 3 e 4 sempre di Giovanni. Nel 3 Gesù parla a Nicodemo e praticamente spiega quanto avvenuto a Cana. Riporto solo le frasi principali:
5)“In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel regno di Dio”. (bisogno di alleanza nuova ora nei Sacramenti).
14-15) “E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.” (La redenzione come centro dell'Alleanza)
16-18) “Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.” (Fede e promessa di filiazione divina).
Al Capitolo 4 Gesù parla alla Samaritana e dopo aver parlato dell'acqua della vita parla del tempio:
21-24) “Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità”.
Dove sarà stata Maria durante il banchetto dell'ultima cena? Non lo so; probabilmente in cucina a preparare il tutto, ma il giorno dopo, ai piedi della Croce lei c'è. D'altronde non si può pensare che a Cana lei fosse presente come ospite. Le donne non erano invitate ai banchetti con gli uomini. Di sicuro gli sposi erano parenti di Maria, e lei, con le altre donne, erano incaricate in cucina a far sì che tutto fosse pronto. Lei la carità l'ha vissuta sempre, fin dall'inizio, in umiltà e nascondimento.
Un ultimo punto: Gesù dice ai servi: “Prendete ora e versatene”. L'accento va su quell' ora. Non prima di essersi riempiti della Parola di Dio, non dopo, ma ora. La fede la si vive nel presente e i miracoli sono una risposta al presente.
Qual'è l'insegnamento di Maria per noi che siamo immersi in un mondo sempre più segnato, da una parte dall'indifferenza alle cose spirituali, dall'altra dal ritualismo. La gente va a Messa e si accosta ai Sacramenti pensando di aver fatto così il suo dovere e che questo basti.
I 3 atteggiamenti di Maria a Cana sono:
1) Sollecitudine verso i bisogni dei fratelli. Lei si accorge del bisogno e si sente coinvolta a fare qualcosa. Ma questo atteggiamento è possibile solo se si guarda agli altri con gli occhi amanti di una madre per vedere il vero problema, quello di fondo, non solo la manifestazione esterna. Questa è la nostra vocazione: portare la gente a Cristo. La vera carità è portare Dio agli uomini e gli uomini a Dio.
2) Preghiera. Lei presenta a Cristo la necessità di questi suoi figli. Lei sa che suo Figlio è l'unico che può risolvere il problema alla radice. Se non portiamo i nostri poveri dentro le nostre preghiere non riusciremo a capirli bene, né a capire il piano di Dio per loro.
3) Fede. Insegna a chi è nel bisogno (i servi) l'importanza del credere: “fate quello che lui vi dirà”, li incoraggia a rispondere con generosità e prontezza anche se quello che Gesù ci dirà non sarà quello che ci saremmo aspettati. Frutto della preghiera non vuol dire che Dio risponde alle nostre richieste ma che noi impariamo a conformarci (accettare) alla volontà di Dio.
4) Avevo detto 3 non perché avessi dimenticato un punto ma perché questo è il riassunto di tutti i 3 punti precedenti, e cioè l'amore. La sollecitudine verso i bisognosi, la preghiera e l'insegnamento della fede funzionano solo se fatti con e attraverso l'amore, l'unica cosa che rende possibile e vera la nuova alleanza tra Dio e noi. Maria non sta lì con le mani in mano, è operosa, provoca Gesù, sollecita i servi, dà l'esempio.
In questa umanità smarrita, chi si rende conto del vero bisogno degli altri? Chi saprà indicare la strada giusta per la soluzione? Chi sosterrà le persone nei loro dubbi, perplessità, debolezze, che impediscono loro di abbandonarsi all'amore di Dio, quando invece loro vorrebbero restare aggrappati alle piccole certezze che li fan sentire a posto?

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