Vivere l'attimo presente per conquistare l'eternità
1a domenica di avvento. Prima domenica dell’anno A. (Mt 21,37ss)
“Come avvenne al tempo di Noè…” Cos’è avvenuto al tempo di Noè di così grave da causare il diluvio? Niente di particolare. Vivevano la loro vita normale concentrandosi su quello che facevano ma non erano abituati a relazionarsi con Dio cioè tutto quello che facevano dipendeva dai loro sforzi e mettevano la loro felicità nel risultato di quello che facevano. Non ha importanza come sia avvenuto il diluvio e cosa abbia provocato, ma ogni volta che diventiamo schiavi di noi stessi e perdiamo la capacità di vedere cosa ci sta attorno, provochiamo in noi stessi delle perdite simili a un diluvio.
Mi chiedo cosa c’è di diverso nella società di oggi. Oggi più che mai viviamo in un mondo chiuso in se stesso. Il secolarismo ci dice che possiamo e dobbiamo ricercare la nostra felicità nel mondo stesso perché ormai tutto è possibile. In Internet troviamo le informazioni di tutto quello che vogliamo, possiamo trovare esperti in tutti gli ambiti della vita, dalla medicina alla tecnologia, per risolvere tutti i problemi immaginabili; con i soldi possiamo comprare apparecchi sempre più sofisticati che ci permettono cose prima impensate. Abbiamo tutto quello di cui abbiamo bisogno per essere felici: non abbiamo più bisogno di Dio. Credere in un Dio che interviene nel mondo è fanatismo, bigottismo, roba da medioevo.
Facendo così ci precludiamo, però, l’accesso all’unica cosa a cui il nostro spirito aspira: l’eternità. Noi vogliamo gioia, ma una gioia che duri, non una che possa sparire all’improvviso. Noi vogliamo amore, ma un amore perenne, non uno che ci possa tradire in un momento qualsiasi. Noi vogliamo pace, ma chi può garantire che nulla ci accadrà? Siamo diventati schiavi della caducità delle cose, della temporaneità, del contingente, infatti diventa sempre più difficile trovare persone capaci di dire un “sì” per sempre, sia esso per un matrimonio o per una vocazione, ed è sempre più difficile essere fedeli fino in fondo.
Il problema non sta nelle cose in se stesse ma nel modo in cui noi ci rapportiamo ad esse. Le cose non le ha create il diavolo per ingannarci, ma sono frutto della creazione di Dio e della nostra capacità inventiva che è pure un dono di Dio. Quando uno inventa un nuovo apparecchio o strumento non lo fa con cattive intenzioni, anzi, di solito lo crea per rendere la vita più facile e bella; la temporaneità delle cose dovrebbe ricordarci che esse sono uno strumento, ma spesso ne diventiamo dipendenti, cioè emotivamente sentiamo di non poter essere più felici senza di esse, e se esse non ci soddisfano più ne cerchiamo di migliori, più moderne, più eccitanti. Siamo schiavi delle passioni e della tecnologia che le suscita. Dov’è la nostra libertà? Crediamo di essere liberi perché facciamo quello che vogliamo e compriamo quello che vogliamo, ma in realtà siamo schiavi delle cose stesse che facciamo, non siamo più capaci di dire di no.
“Se il padrone di casa sapesse a che ora viene il ladro, non permetterebbe che egli entrasse nella sua casa”. Chi è questo ladro? Chi ci ruba le cose importanti della nostra vita? Sono proprio tutte queste piccole cose che ci rubano la libertà del cuore, la capacità di ricercare la gioia perenne, la capacità di ricercare il vero compimento della nostra natura: l’eternità. Ma ripeto, non sono le cose in se stesse, perché esse sono materiali, non parlano, non agiscono; il problema è la mentalità del mondo che ci obbliga ad essere dipendenti da queste cose, sono le nostre passioni che vogliono essere soddisfatte subito e quindi ci costringono ad usare le cose che ci eccitano sul momento.
Dobbiamo imparare a riconoscere la presenza di Dio nel mondo. Lui ha piantato un seme di eternità nelle cose, un qualche cosa che ci aiuti ad usarle per fare il salto di qualità. Le scoperte della scienza e della tecnologia sono strumenti preziosi che ci permettono di innalzarci al di sopra di esse e vivere in alto, non dobbiamo farne degli strumenti che ci sottomettono e ci fanno vivere una “sotto-vita”.
Che fare per vivere in piena libertà e usare tutte le occasioni che Dio ci dà ogni giorno per realizzare la pienezza della nostra felicità? Dobbiamo imparare a vedere come Dio agisce in noi. L’avvento è un tempo di riflessione e di preparazione; non di decorazione della casa, ma di pulizia del cuore. Dedichiamo un po’ di tempo ogni giorno per riflettere sulla nostra giornata, sulla nostra vita e vedere quanto spazio diamo a Dio.
Vi voglio dare un piccolo suggerimento, facile da eseguire ma molto efficace. Quando ero giovane, una volta notai una suora che prima di bere una tazzina di caffè si fece il segno della croce. Gli chiesi: “Sorella, anche per cose così piccole fate il segno della croce?” Lei rispose: “perché me lo chiedi? Queste non sono anche loro un dono di Dio?”. Il mio suggerimento è questo: seminate lungo la vostra giornata un grande numero di giaculatorie, quelle piccole preghiere che ci insegnavano i nostri nonni che occupano solo 1 secondo di tempo. “Grazie Gesù!”, “Signore aiutami!”, “Signore scusami per il mio egoismo”, “Aiutami a superare la paura!”, “Perdonami per quello che ho appena combinato”, “Questo lo faccio per te, mio Dio!”, “Sono tuo, accoglimi!”. Sono frasi veloci da dire prima di iniziare qualcosa, o appena riceviamo qualcosa, o quando qualcosa accade, o quando stiamo preparando qualcosa. Una di queste non occupa il nostro tempo o la nostra mente ma dà un orientamento alla nostra vita, alla nostra giornata, alla nostra azione. Quando poi iniziamo a lavorare non ci pensiamo più, ma nel profondo del nostro cuore c’è la sensazione che Dio è al nostro fianco, ci sostiene, non ci abbandona. Allora tutte le cose che passano nelle nostre mani, gli oggetti, i macchinari, gli hobby, e anche le relazioni umane, diventano uno strumento per migliorare lo stile delle nostre relazioni, per raggiungere lo scopo finale, per consolidare le priorità e l’ordine di importanza delle cose.
Buon Avvento.