Dio non gioca a nascondino

 Vegliate in ogni momento! (Lc 21,25-28.34-36)

Il vangelo di oggi è molto simile a quello che abbiamo ascoltato e commentato due settimane fa e ne riprende il tema: la seconda venuta di Cristo. Come avevo detto in quell’occasione il brano si serve di un genere letterario tutto particolare chiamato linguaggio apocalittico, che non intende parlare di cose future ma  spiegare con dei simboli i problemi presenti e come superarli. Lo scopo di questo linguaggio che si era sviluppato esattamente durante un periodo di persecuzione era di incoraggiare gli ascoltatori a non vivere nel terrore di una fine tragica, ma nella coscienza che si stava realizzando un passaggio a una condizione di vita nuova che si sarebbe realizzata per mezzo di Dio.

Il capitolo 21 del vangelo di Luca, da cui è preso il brano di oggi, infatti, inizia con l’annuncio della distruzione del tempio di Gerusalemme. I discepoli di Gesù sono ammirati dall’imponenza del tempio e dal fasto delle cerimonie. Gesù predice loro: “Di tutto questo che vedete non rimarrà pietra su pietra”, cosa che veramente avverrà 40 anni dopo quando l’imperatore romano Tito conquista Gerusalemme e distrugge il tempio che non è poi più stato ricostruito. Questo fatto, per gli Ebrei sembrava essere la fine del mondo, ma per i Cristiani è stata la fine di un mondo e di un modo di pregare. La distruzione del tempio, da catastrofe si trasforma in una nuova opportunità perché la dispersione degli Ebrei e la successiva loro chiusura nel tentativo di sopravvivere, per i Cristiani diventa un’apertura a tutte le nuove genti in mezzo alle quali si vengono a trovare e la lenta conquista del mondo pagano. Pertanto il messaggio dato da Gesù ha un valore pedagogico: spingere il credente a vivere nella vigilanza e nell’accoglienza del messaggio evangelico della salvezza.

Gesù, nel parlare, fa coincidere questo nuovo mondo con la sua seconda venuta. Fa questo attraverso un’immagine: “Sulle nubi apparirà il Figlio dell’uomo”. Questo è un termine preso dal libro di Daniele nell’Antico Testamento e che Gesù riferisce a se stesso. Egli è il Dio che si è fatto uomo per essere visibile e riconoscibile dall’uomo. Anche questa sua seconda venuta non avverrà attraverso miracoli grandiosi ma nelle cose umane giornaliere, nella vita di tanti testimoni impegnati, infatti più che di “venuta tra noi” si dovrebbe parlare “altro modo di rimanere tra di noi”. Essere salvati dal Cielo, significa accogliere la presenza di Dio che in Cristo Gesù porta a tutti la speranza e la pace.

Ma proprio perché questa venuta non si presenta come un fatto eclatante, c’è il pericolo che molti non lo riconoscano. Ecco perché il testo insiste sulla preparazione all’incontro con Dio. Vivere concretamente la fede significa camminare con un cuore sempre pronto all’incontro.

Nella seconda parte del testo i credenti sono invitati al discernimento e alla vigilanza. Chi desidera incontrare Dio deve essere capace di interpretare i segni straordinari che avvengono e che qui sono presentati come «elementi cosmici» sconvolti. Non possiamo negare che nella storia ci sono sempre stati momenti di crisi molto forti. Alcuni sono mali o crisi globali come la pandemia, un terremoto, una guerra, altri, invece, sono solo personali o famigliari: una malattia, la morte di una persona cara, una crisi famigliare o una separazione, la perdita del lavoro, eccetera. Come dobbiamo reagire? Gesù ci invita ad essere pronti e a discernere con fede. Questo vuol dire imparate a vedere Cristo negli avvenimenti, non perché Dio abbia causato la pandemia o il terremoto o la guerra, e neppure la malattia o il divorzio o la morte, ma perché comunque in queste situazioni Lui si fa presente per assisterci, ma sta a noi riconoscere le ispirazioni o le occasioni che Lui ci presenta, in modo da ottenere dei frutti di vita nuova. Il Cristiano, di fronte a una crisi, non cerca di tornare a essere come prima o fare le stesse cose di prima, ma ricerca un rinnovamento che può portare a un plus, un miglioramento della nostra situazione personale.

La società odierna ha conosciuto Cristo, ma ora in molte cose si accanisce contro i valori che Lui propone.

Noi dobbiamo vivere da testimoni cosicché anche altri riescano a vedere la potenza di Cristo e del suo messaggio.

Perché il mondo non riconosce più la presenza di Dio? Perché il nostro cuore è pieno di cose che ci appesantiscono, che lo chiudono. Tutte le cose che portano alla soddisfazione personale, alla chiusura su noi stessi, all’attaccamento solo alle cose materiali.

Risollevatevi, levate il capo”. È l’invito che Gesù ci fa per un nuovo esodo, un cammino di liberazione che nasce dal cuore e si apre alla speranza.

Permettetemi un ultimo punto: il fatto che tutto questo discorso di Gesù avvenga davanti al Tempio di Gerusalemme, luogo ufficiale del culto, indica che il modo migliore per prepararsi al discernimento e a vivere la vigilanza è la preghiera e la riflessione della Parola di Dio.

Ricapitolando:

1.     Siamo invitati a riflettere sugli avvenimenti della storia ed imparare a vedere in essi l’azione di Dio.

2.     Il credente è colui che sa superare le paure e sceglie di fondare la propria esistenza sulla fede.

3.     La liberazione è il nuovo esodo che si compie imparando a «guardare in alto». Dobbiamo riconoscere la contraddizione che esiste tra ciò che è «in alto» e le dissipazioni umane che spingono «in basso».

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