Maria donna del cammino
Maria donna del cammino
Voi sapete bene che
nella società ebraica le donne erano relegate in casa, da piccole
sotto la tutela del padre, poi da adolescenti sotto quella dello
sposo e se rimanevano vedove sotto quella dei figli.
Era difficile che
uscissero di casa se non per andare al pozzo a prendere l'acqua e per
le altre necessità domestiche tipo comperare cibo, accudire il
bestiame ecc. Eppure nel vangelo vediamo Maria sempre in movimento.
Il mese scorso
abbiamo visto l'importanza storico salvifica del suo viaggio verso
Elisabetta; Poi abbiamo il viaggio a Betlemme perché il Messia deve
nascere nella città di Davide; Poi la salita a Gerusalemme per la
circoncisione e la presentazione al tempio perché Gesù deve essere
a pieno titolo membro del suo popolo; Poi la fuga in Egitto perché
anche le nazioni straniere siano benedette fin dall'inizio dalla
visita del Redentore; Poi il ritorno a Nazareth, alla normalità del
paese di periferia; Poi il viaggio a Gerusalemme dove Gesù ormai
adulto, perché adulti si diventava a 12 anni, prende coscienza della
sua missione al servizio del Padre; Poi in giro per la Galilea
accompagnando il figlio per sottolineare la sua unione nella missione
redentiva; Infine l'ultimo viaggio a Gerusalemme e la salita al
Calvario per condividere fino all'ultimo la missione di suo figlio.
Vorrei soffermarmi
un po' sul viaggio fatto a Gerusalemme quando Gesù aveva 12 anni.
Esso è molto importante perché segna un momento di passaggio per
tutta la famiglia. Fino all'età di dodici anni il ragazzo era
considerato bambino e sotto la protezione/potestà della madre che
doveva istruirlo nelle fondamenta del vivere umano. Dopo i dodici
anni esso è considerato adulto, cioè capace di essere inserito
nella società e diventa compito del padre ora addestrarlo ad essere
un vero figlio fedele della religione e della società. Può
cominciare a partecipare alle funzioni della Sinagoga, alle
discussioni politiche, a lavorare e a muoversi da solo. Gesù sembra
prendere in mano tutte queste cose al volo senza attendere
l'istruzione dal padre, Giuseppe, per cui quando rimane a Gerusalemme
loro sono presi alla sprovvista come se Gesù vuole scappare di mano,
e Lui quando gli chiedono il perché del suo comportamento, risponde
di doversi occupare ora delle cose del Padre suo, ma riferendosi ad
un altro Padre, quello dei cieli. È sempre duro per dei genitori
vedere che i figli non sono più quei bravi bambini obbedienti e
bisognosi della loro protezione e affetto, ma sono ormai degli
adolescenti ribelli che reclamano la loro libertà, i loro spazi e
anche una certa indipendenza affettiva. Non è solo un momento di
cambio e di crescita del ragazzo, lo è anche per i genitori che
devono imparare un modo nuovo di essere “Parenti”. Pensiamo a
tante mamme e papà che incatenano gli affetti dei figli legandoli a
sé e non permettono loro di crescere. A quarant'anni questi uomini
sono ancora attaccati alle gonne della mamma. Niente di tutto questo
per Maria. Quel viaggio di un giorno da Gerusalemme, e i conseguenti
tre giorni per il ritorno e la ricerca a vuoto rappresentano un
cammino di purificazione per Maria e Giuseppe; sono un'anticipazione
della salita al Calvario e dei tre giorni della tomba fino a che lo
ritrovano uomo nuovo, uomo della Risurrezione. Qui Maria e Giuseppe
fanno il salto di qualità nell'essere servi dell'altissimo.
Abbiamo detto che
Maria è sempre in movimento e che ogni viaggio ha un'importanza
teologica nel piano di salvezza del mondo. La redenzione è frutto
dell'amore di Dio per noi, e l'amore non sa stare fermo.
Però ogni viaggio
si porta dietro delle incognite: quale strada? Dove si arriverà? Che
pericoli ci sono nel cammino? Quando si tornerà? Ogni viaggio
comporta fatica, non esistevano aerei o treni o macchine. Bisogna
uscire dalla quotidianità, lasciare da parte il nostro piccolo mondo
costruito con tanti sacrifici, le cose che ci rendono sicuri e
comodi, le nostre responsabilità. Tante sarebbero le ragioni per
dire di no e restare chiusi nel piccolo mondo della nostra casa.
Maria non ha
comodità a cui aggrapparsi e la sua responsabilità primaria è fare
la volontà di Dio come serva fedele. Un servo non può restare
fermo, non può oziare, il padrone non glielo permette. Ma Maria, che
pure si è definita serva è ben più che serva perché “il servo
non sa quello che fa il suo padrone”, lei invece è coinvolta corpo
e mente e cuore, una serva per amore o meglio ancora una madre. Anche
le madri non stanno mai ferme. Don Orione quando parla di sua madre
ha una pagina bellissima. La definisce come la spola nel telaio che
corre sempre a destra e a sinistra, donna sempre al lavoro che ha
saputo fare da madre e un po' anche da padre dato che papà Vittorio
era spesso fuori per lavoro. È l'alacrità di chi si dà da fare
perché vada tutto bene, perché le persone loro affidate non abbiano
a mancare niente o soffrire niente.
Chi è sempre in
movimento non può essere attaccato alle cose materiali, impara a
fare bene i calcoli di cosa è veramente utile o necessario per il
viaggio e cosa no, lo sa bene chi deve prendere l'aereo decidere cosa
mettere in valigia e il numero dei chili è limitato.
Chi è spinto
dall'amore non ha paura dell'incognito, del futuro, dei rischi, o
meglio ne ha paura ma non si lascia bloccare da essa. Maria non
guarda tanto alla meta, guarda al cammino stesso perché Gesù è la
via quindi l'incontro è già nel cammino stesso. Questo sarebbe un
aspetto da approfondire per non cadere nell'idealismo astratto di chi
guarda solo alla meta e non si accorge, quindi non sfrutta, tutte le
presenze di Gesù nel cammino stesso. L'unione con Gesù non è un
traguardo da raggiungere dopo la nostra morte. Lui è realtà già
viva e presente, un “già e non ancora” come si dice in teologia.
Guardando al vangelo
della visita ad Elisabetta Papa Francesco dichiara Maria modello
delle missioni. Cosa fa di Maria un modello di missionaria? Il Papa
dice che è il fatto che subito dopo aver ricevuto l'annuncio
dell'angelo, non ha tenuto il dono di Dio per sé ma è partita
subito per condividerlo. Ha trasformato il suo essere prescelta in
essere al servizio concreto, in gesti d'amore, piccoli ma concreti.
Giovanni Paolo II
invece dice: “Anche noi, ben più degli
apostoli, abbiamo bisogno di essere trasformati e guidati dallo
Spirito. Alla vigilia del terzo millennio tuttora la Chiesa
è invitata a vivere più profondamente il mistero di Cristo,
collaborando con gratitudine all'opera della salvezza. Ciò essa fa
con Maria e come Maria, sua madre e modello: è lei, Maria, il
modello di quell'amore materno dal quale devono essere animati tutti
quelli che, nella missione apostolica della Chiesa,
cooperano alla rigenerazione degli uomini. Perciò, «confortata
dalla presenza di Cristo, la Chiesa
cammina nel tempo verso la consumazione dei secoli e si muove
incontro al Signore che viene; ma in questo cammino... procede
ricalcando l'itinerario compiuto dalla Vergine Maria».”
(Redemptoris Missio 92)
Chi si sente mandato
da Dio, e noi religiosi lo siamo tutti, ha di fronte a sé due
possibilità:
Il primo è
rappresentato dalle due domande: “Dove?” e “Cosa?”
Il secondo è
rappresentato dalle due domande: “Perché?” e “Per chi?”
Il dove ci fa
chiedere dove andrò, mi piacerà il luogo, avrò difficoltà (cibo,
clima, lingua) ecc.
il cosa ci fa
chiedere cosa farò là, ne sarò capace, mi daranno soddisfazioni,
avrò tutte le cose che mi servono? Ecc.
Entrambe le
posizioni sono egoistiche perché si focalizzano sulle cose e su noi
stessi, con l'attenzione basata sul soddisfare i nostri desideri e le
nostre tendenze.
Il chiederci
“perché”, invece, pone al centro lo scopo del nostro mandato, la
vocazione stessa.
Il chiederci “per
chi”, pone al centro il mandante, Dio e i destinatari cioè chi è
nel bisogno.
Allora siamo
obbligati ad uscire da noi stessi e il dove e il cosa diventano
importanti come strumenti e dettagli ma non sono mai in primo piano.
Ecco il Magnificat
dove Maria pone al centro Dio, il suo piano e il suo agire e poi se
stessa come umile serva inserita nel piano e che in esso trova la
felicità vera “ora tutte le generazioni mi chiameranno beata”.
Papa Benedetto XVI in Deus Charitas est dice: “(41).
Tra i santi eccelle Maria, Madre del Signore e specchio di ogni
santità. Nel Vangelo
di Luca la troviamo impegnata in un servizio
di carità alla cugina Elisabetta, presso la quale resta « circa tre
mesi » (1,
56) per assisterla nella fase terminale
della gravidanza. « Magnificat anima mea Dominum », dice in
occasione di questa visita — «L'anima mia rende grande il Signore»
— (Lc
1, 46), ed esprime con ciò tutto il
programma della sua vita: non mettere se stessa al centro, ma fare
spazio a Dio incontrato sia nella preghiera che nel servizio al
prossimo — solo allora il mondo diventa buono. Maria è grande
proprio perché non vuole rendere grande se stessa, ma Dio. Ella è
umile: non vuole essere nient'altro che l'ancella del Signore (cfr Lc
1, 38. 48). Ella sa di contribuire alla
salvezza del mondo non compiendo una sua opera, ma solo mettendosi a
piena disposizione delle iniziative di Dio. È una donna di speranza:
solo perché crede alle promesse di Dio e attende la salvezza di
Israele, l'angelo può venire da lei e chiamarla al servizio decisivo
di queste promesse. Essa è una donna di fede: « Beata sei tu che
hai creduto », le dice Elisabetta (cfr Lc
1, 45). Il Magnificat — un ritratto, per
così dire, della sua anima — è interamente tessuto di fili della
Sacra Scrittura, di fili tratti dalla Parola di Dio. Così si rivela
che lei nella Parola di Dio è veramente a casa sua, ne esce e vi
rientra con naturalezza. Ella parla e pensa con la Parola di Dio; la
Parola di Dio diventa parola sua, e la sua parola nasce dalla Parola
di Dio. Così si rivela, inoltre, che i suoi pensieri sono in
sintonia con i pensieri di Dio, che il suo volere è un volere
insieme con Dio. Essendo intimamente penetrata dalla Parola di Dio,
ella può diventare madre della Parola incarnata. Infine, Maria è
una donna che ama. Come potrebbe essere diversamente? In quanto
credente che nella fede pensa con i pensieri di Dio e vuole con la
volontà di Dio, ella non può essere che una donna che ama. Noi lo
intuiamo nei gesti silenziosi, di cui ci riferiscono i racconti
evangelici dell'infanzia. Lo vediamo nella delicatezza, con la quale
a Cana percepisce la necessità in cui versano gli sposi e la
presenta a Gesù. Lo vediamo nell'umiltà con cui accetta di essere
trascurata nel periodo della vita pubblica di Gesù, sapendo che il
Figlio deve fondare una nuova famiglia e che l'ora della Madre
arriverà soltanto nel momento della croce, che sarà la vera ora
di Gesù (cfr Gv
2, 4; 13,
1). Allora, quando i discepoli saranno fuggiti, lei resterà
sotto la croce (cfr Gv
19, 25-27); più tardi, nell'ora di Pentecoste, saranno loro a
stringersi intorno a lei nell'attesa dello Spirito Santo (cfr At
1, 14).
42.
Alla vita dei Santi non appartiene solo la loro
biografia terrena, ma anche il loro vivere ed operare in Dio dopo la
morte. Nei Santi diventa ovvio: chi va verso Dio non si allontana
dagli uomini, ma si rende invece ad essi veramente vicino. In nessuno
lo vediamo meglio che in Maria. La parola del Crocifisso al discepolo
— a Giovanni e attraverso di lui a tutti i discepoli di Gesù: «
Ecco tua madre » (Gv
19, 27) — diventa nel corso delle generazioni
sempre nuovamente vera. Maria è diventata, di fatto, Madre di tutti
i credenti. Alla sua bontà materna, come alla sua purezza e bellezza
verginale, si rivolgono gli uomini di tutti i tempi e di tutte le
parti del mondo nelle loro necessità e speranze, nelle loro gioie e
sofferenze, nelle loro solitudini come anche nella condivisione
comunitaria. E sempre sperimentano il dono della sua bontà,
sperimentano l'amore inesauribile che ella riversa dal profondo del
suo cuore. Le testimonianze di gratitudine, a lei tributate in tutti
i continenti e in tutte le culture, sono il riconoscimento di
quell'amore puro che non cerca se stesso, ma semplicemente vuole il
bene. La devozione dei fedeli mostra, al contempo, l'intuizione
infallibile di come un tale amore sia possibile: lo diventa grazie
alla più intima unione con Dio, in virtù della quale si è
totalmente pervasi da Lui — una condizione che permette a chi ha
bevuto alla fonte dell'amore di Dio di diventare egli stesso una
sorgente « da cui sgorgano fiumi di acqua viva » (cfr Gv
7, 38). Maria, la Vergine, la Madre, ci mostra che
cos'è l'amore e da dove esso trae la sua origine, la sua forza
sempre rinnovata. A lei affidiamo la Chiesa, la sua missione a
servizio dell'amore”.