Ritiri alle PSMC 3: Maria Madre della Chiesa
Oggi vogliamo riflettere su Maria Madre della Chiesa. Non è un
titolo ma un vero modo di essere e di vivere.
Vogliamo guardare a lei nell'atteggiamento di Madre attenta al figlio
che cresce, prima nel suo grembo e poi come bambino in casa. La Madre
è colei che si prende cura della famiglia fin nelle piccole cose,
provvede che ci sia tutto il necessario, che la casa sia in ordine,
accogliente; che ci sia armonia tra le persone; se c'è una festa
prepara un dolce, un pranzo speciale, vuole insomma che la famiglia
stia unita nella serenità.
Questa famiglia di cui oggi vogliamo parlare, e che è la Chiesa, è
stata creata da Gesù. Lui è partito da un gruppo con cui vivere in
condivisione, una famiglia strana fatta di persone diverse e spesso
con caratteri incompatibili tra loro, basti guardare alla lista dei
dodici apostoli. Luca presenta la lista due volte: al momento della
scelta (Lc 6,12-16) e poi all'inizio degli Atti, (At 1,13-14) nel
passo che abbiamo appena letto. Guardate la differenza: Nella prima
lista abbiamo molte descrizioni come per sottolineare le differenze
tra le persone. A Simone cambia il nome in Pietro, lui che era così
immediato e instabile è destinato a diventare la roccia di
fondamento. Giacomo e Giovanni sono irascibili tanto da essere
chiamati figli del tuono; di altri è ricordata la famiglia di
provenienza per spiegare che in un qualche modo appartengono ancora
al mondo esterno, di Matteo sappiamo che era l'esattore delle tasse
che collaborava coi Romani mentre Simone è uno Zelota cioè un
terrorista che vuol cacciare i Romani, il gruppo che più di tutti
riponeva speranza in Cristo, ma anche coloro che poi saranno i più
delusi, tanto che Giuda, probabilmente anche lui simpatizzante di
questi ultimi, arriverà a tradirlo. Possiamo quindi dire che Gesù
ha creato un gruppo che, almeno agli inizi, appare molto instabile.
Eppure è detto chiaramente che Gesù ha passato tutta la notte in
preghiera prima di scegliere.
Nella seconda lista, invece, bastano solo i nomi. Ormai siamo dopo la
Risurrezione e Ascensione e anche se rimangono le paure, il gruppo è
ormai unito, Giuda non c'è più ma ci sono delle donne e soprattutto
c'è Maria, il centro della famiglia. Non è lei il capo del gruppo,
Gesù ha scelto Pietro, ma a sua Madre ha dato l'incarico di
diventare la madre del gruppo colei capace di infondere coraggio agli
sfiduciati, pazienza agli irruenti, sapienza e fermezza ai dubbiosi.
Lei ha il compito di sorvegliare che tutto vada come Gesù ha voluto.
Non predica, non fa miracoli, a questo ci pensano gli apostoli, lei
si compiace silenziosamente del loro agire. A me piace pensare che
alla sera, quando rientrano stanchi, o dopo lunghi viaggi, si
ritrovano attorno a lei, ricordano assieme le parole del “Maestro”
e magari lei aggiunge qualche fatterello della fanciullezza, magari
le storie di Natale che troviamo nei primi due capitoli di Luca e
Matteo.
Una cosa interessante da notare è che sono tornati nel Cenacolo, o
come è chiamato nella bibbia, la stanza al piano superiore. Di
solito le case giudaiche erano abbastanza piccole e ad un solo piano.
Se c'era bel tempo si cucinava all'esterno e spesso si lavorava anche
all'esterno. Chi se lo poteva permettere aggiungeva un'altra stanza
sopra il terrazzo dove potersi ritirare a riposare nel pomeriggio
quando non si voleva essere disturbati. Questa deve essere stata una
stanza molto grossa perché viene ricordato che all'elezione di
Mattia vi si riuniscono in centoventi persone. Forse era una specie
di ostello per i viandanti. Certo è che vi si fermano per quasi due
mesi.
Io credo che qui bisogna cogliere soprattutto l'aspetto simbolico. È
la stanza del piano superiore cioè non della quotidianità o del
lavoro, ma del momento in cui ci si riunisce per essere con Dio,
separati dal mondo, un po' al di sopra per far spazio soprattutto a
Lui. Gli affari di Dio non si risolvono nel basso ma bisogna sapersi
elevare sopra le nostre miserie per guardare con gli occhi della
fede. Lì il gruppo si riunisce, lì si forma la famiglia, la
famiglia di Dio e allora la Madre di Dio è al centro. Inoltre lì è
il luogo dove Gesù ha istituito l'Eucarestia e creato la Chiesa
trasferendo ai suoi apostoli il potere di continuare la sua opera. Lì
ha dato il comandamento dell'amore e ha lavato i piedi. Lì li
incontra dopo la Pasqua per rincuorarli e riconfermare il suo mandato
ed ora lì si preparano alla venuta dello Spirito Santo che
inaugurerà la nuova era del mondo, l'era della Cristianità gestita
dallo Spirito Santo. È importante che Maria sia lì in mezzo perché
Lei è l'unica che ha già ricevuto lo Spirito Santo e quando esso è
venuto in Lei si è resa vera in Lei la presenza di Gesù. Lo stesso
Spirito ora scenderà sugli apostoli riempiendoli del potere di
Cristo e riconfermando quello che Gesù ha trasmesso loro. Quei 50
giorni passati da Pasqua e specialmente gli ultimi 10 sono come una
nuova gestazione, un nuovo Avvento in cui Cristo deve rendersi
presente al mondo in modo nuovo, nei sacramenti e nella predicazione
con l'intervento appunto della Spirito Santo, e Maria questa volta
non è la genitrice (colei che deve dare la vita), ma la levatrice o
meglio la nonna (colei che assiste la figlia (la Chiesa) durante il
parto).
Quest'era della Chiesa, nata all'ultima cena e inaugurata a
Pentecoste prosegue nei secoli e noi ora ne siamo i protagonisti. La
Chiesa di Dio ora si è diffusa in tutti i continenti e più che mai
rende testimonianza all'opera redentrice di Cristo. Come tutti i
Cristiani, noi religiosi, siamo chiamati ad annunciare il Vangelo, ma
in modo speciale, noi siamo chiamati ad essere guide spirituali di
questo popolo. Maria è il nostro modello.
La stragrande maggioranza della gente sono persone brave ed oneste,
ma spesso sono confusi, o delusi, o stanchi, o distratti da mille
tentazioni. Altri, invece, peccano di protagonismo, non sanno vedere
i bisogni degli altri, le relazioni vanno loro strette, corrono
troppo e non sanno più fermarsi a pregare e a riflettere. Maria è
colei che con pazienza e amore intercede per tutti loro, e noi,
agendo secondo il suo esempio, dobbiamo andare incontro a questi
fratelli incoraggiando e sostenendo i primi e ascoltando, ammonendo
con dolcezza e sapienza i secondi. Questo vuol dire essere “madri”.
Durante la preparazione al Natale la liturgia ci ha presentato alcuni
esempi di sterilità fisica che attraverso la fede sono diventate
feconde. Si è presentata la madre di Sansone, la madre di Samuele,
Elisabetta e Zaccaria, e in un certo senso anche Maria, sterilità
quest'ultima non dovuta a un problema fisico ma ad una scelta di
verginità. Ebbene la fede e la preghiera ha reso possibile che tutte
queste persone arrivassero a generare in modo miracoloso e il frutto
del loro grembo è stato qualcuno di importante per la storia del suo
popolo. Forse oggi se guardiamo alla Chiesa vediamo tanti segni di
sterilità, la dispersione di fedeli che vengono sempre in meno alle
nostre celebrazioni, la crisi delle vocazioni, ma anche sterilità di
lavoro perché non si riesce più a realizzare quanto si
desidererebbe, o sterilità di vita spirituale con persone (anche e
soprattutto religiosi) sempre più concentrate sul fare e meno
sull'essere. Ci vuole il cambio dettato dalla fede. Le grandi crisi
della Chiesa si vincono con un'iniezione di testimonianza di fede, di
coraggio, di abbandono alla Divina Provvidenza.
Voglio fare un ultimo aggancio al Natale. Perché Dio nel donarsi
come grazia salvatrice per l'umanità ha deciso di farsi piccolo,
indifeso, bisognoso di cure, povero? Perché grazia e carità sono
connesse. La carità è relazione e per essere vera deve mantenere le
dinamiche della relazione. Se vuol essere dono totale di sé (questo
è il senso della grazia, da cui vengono le parole italiane gratis e
gratuità), non può solo dare, ha anche bisogno di ricevere, ecco il
perché di relazione. Uno che solo dà ma si rifiuta di ricevere, o
almeno non incoraggia ad un movimento di ritorno, umilia l'altro, lo
pone su un livello di inferiorità, mentre quando si mette nella
posizione di dover ricevere, pone l'altro sullo stesso livello, è
promozione umana prima ancora che soluzione del problema di povertà,
disabilità eccetera. Quindi Dio si dà agli uomini ma si mette in
condizione di aver bisogno degli uomini che si prendano cura di lui,
li salva ma vuole essere salvato da loro. Maria, che ha capito la
cosa perché si è subito messa nella dinamica dell'amore, riceve la
grazia gratuitamente, la protegge, cura e la ridona liberamente
lasciando libero il figlio e continuando ad assisterlo non più come
madre fisica ma collaboratrice e Dio le ricambia ancora il dono
ri-rendendola madre, questa volta dell'umanità intera, madre del
piano di Dio di redenzione. Noi come Maria, come figli della Chiesa
dobbiamo avere questa dinamica di ricevere e dare per rendere vero
l'amore di cui viviamo.
Spero non vi siate fatti l'impressione che Maria fosse una donna
passiva dedicata solo all'ascolto e al parlare, al contrario è
l'esempio dell'alacrità, dell'attività, quell'attività domestica
tipica delle madri di famiglia che non stanno mai ferme perché c'è
sempre qualcosa da fare per i loro figli. Non credo che le altre
donne di Nazareth abbiano notato qualcosa di diverso in Maria, nel
senso che lei abbia voluto mettersi al di sopra di loro. La sua opera
di educatrice di Gesù è stata nel lavoro quotidiano come sempre,
nelle piccole cose di casa, nelle relazioni del villaggio. Maria è
donna che sa fare tesoro nel suo cuore, non certo donna che sperpera
i tesori del cuore in vanità. Mi tornano alla mente le parole di Don
Orione quando parla di sua madre, e dice “era come un fuso che
corre sempre qua e là”. Vedremo meglio questo aspetto nel prossimo
mese.