A Betlemme Maria Donna Eucaristica
Incarnazione e Morte/Risurrezione sono i due perni della fede e Maria
è presente in entrambi i momenti, presente e partecipe. Abbiamo
sempre studiato che l''Eucarestia è il sacramento che rinnova il
sacrificio del Calvario dove Cristo si offre tutto per noi, oggi
vediamo come è anche in stretta connessione con il mistero
dell'Incarnazione dove Cristo si rende veramente presente tra di noi.
Al momento dell'Annunciazione Maria non poteva immaginare come la
storia si sarebbe sviluppata. Ora a Betlemme questo mistero comincia
a svelarsi.
Si comincia con il rifiuto da parte della gente. Gesù è rifiutato
dalla gente e condotto fuori dalle mura di Gerusalemme per essere
crocifisso. Maria e Giuseppe ricevono il rifiuto della gente (non
c'era posto per loro nelle case) e mandati fuori dal villaggio a
rifugiarsi in una stalla. La sofferenza del rifiuto e della mancanza
di comodità accompagna Gesù fin dall'inizio.
E Maria diede alla luce suo figlio, lo rende presente, presenza vera
in carne e sangue, e lo depone nella mangiatoia, nel luogo del cibo.
Prima di tutto ricordiamoci che Betlemme vuol dire “casa del pane”,
e poi notiamo che la parola mangiatoia è ripetuta ben tre volte in
poche righe. Uno come Luca attento a ciò che scrive non può averlo
fatto a caso. L'averlo ripetuto è segno che voleva dare un
messaggio. Maria riempie il cestino vuoto di un'umanità affamata,
con il pane della vita. Quell'umanità affamata di Dio che da oltre
due secoli pregava e implorava da Dio la venuta del Messia, sta
avendo ora una risposta alla sua fame, ma una risposta che si
realizza sul Calvario e che ha la sua manifestazione nel Cenacolo.
L'Eucarestia, il sacramento dove il cibo si rende vera carne e sangue
di Cristo e Cristo si rende vero cibo posto sulla mensa per essere
mangiati. E Gesù dice: “Prendete e mangiate il mio corpo offerto
in sacrificio per voi.
Perché una mangiatoia per animali? Proprio perché l'umanità
affamata lo ha rifiutato, ma il mondo lo accoglie lo stesso.
Rifiutato dalla gente, accolto dai pastori e dai magi. Perché i
pastori? Ricordiamo che i pastori erano la casta più bassa nella
società ebrea perché, dovendo vivere con il gregge, non avevano
tempo di comunicare con il resto della società, non avevano il tempo
per andare alla sinagoga, ecc. (Quando Gesù si dice buon pastore usa
un'immagine che per noi ha del romantico, “pastorale”, ma per
loro aveva dell'orribile) Quindi erano gli ultimi, ed erano sempre in
movimento alla ricerca di pascoli per le loro bestie. L'amore è per
chi è in movimento, in continua uscita da se stessi per ricercare
ciò che è meglio per le persone che gli sono affidate. Maria e
Giuseppe hanno dovuto mettersi in cammino per far sì che Gesù
nascesse a Betlemme; ha dovuto mettersi in cammino per salire a
Gerusalemme, al luogo di Dio, il tempio, per andare in Egitto e
portare Gesù anche ai pagani; infine per tornare a Nazareth. Anche i
pastori devono andare a Betlemme a incontrare Gesù e poi tornare
pieni di gioia, così anche i Magi. Gli unici che rimangono
tranquilli in casa sono gli abitanti di Betlemme, che rifiutano di
accogliere Gesù, ed Erode che però cerca di ucciderlo. Come Gesù
continuamente in cammino per le strade della Galilea e Giudea, per
incontrare la gente e beneficarla, rigettato dai Farisei e accolto
dai peccatori. San Luca descrive la discesa di Gesù a Gerusalemme
per essere crocifisso come un lungo viaggio che copre quasi metà del
suo Vangelo. Non si può amare e rimanere chiusi in casa o “in
sacrestia” come direbbe Don Orione e come ripete Papa Francesco. Il
rimanere nella comodità della propria casa presto o tardi ci fa fare
quei compromessi che un po' alla volta uccidono il Cristo in noi.
Dopo la nascita, Gesù è condannato a morte dall'autorità, Erode,
che ha paura, proprio come Pilato che ha paura e lo consegna alla
folle perché fosse crocifisso, quella stessa folle che lo aveva
acclamato 5 giorni prima, e così qui a Betlemme paese dove tutte le
parentele di Giuseppe vivono.
Tutti gli episodi della nascita, secondo l'attenta descrizione degli
evangelisti, richiamano al mistero del triduo sacro con l'Eucarestia
al centro. Maria ne è il primo sacerdote.
Dopo la consacrazione, il pane che non viene consumato viene deposto
nel tabernacolo, qualche volta un ministro ne conserva uno o due
pezzi nella teca per portarla agli ammalati. Maria tabernacolo
vivente che ha conservato il corpo di Cristo per 9 mesi va a portare
Gesù a Elisabetta, che pur senza saperlo ne ha bisogno. Ancora una
volta l'amore si pone in cammino per potersi realizzare.
Ma dopo aver guardato all'aspetto esteriore, cioè a ciò che Maria è
stata strumento per fare, dobbiamo guardare anche alla sua dimensione
umana e alla sua vita interiore. Come vive Maria il mistero del Dio
che si fa uomo attraverso di Lei? All'annuncio dell'angelo, quando
capisce che deve ricevere il Cristo in sé dice “fiat”, il nostro
“amen” di quando ci accostiamo alla comunione. È una
dichiarazione non solo di fede, cioè di credere in quello che sta
succedendo, ma soprattutto di disponibilità. Da quel momento Maria
si pone in atteggiamento di disponibilità e di adorazione. Il nostro
ricevere Gesù accostandoci alla comunione, quell'”amen” che
diciamo, è un impegno di disponibilità al suo piano, a un piano che
si svolgerà, durante la giornata e durante tutta la vita, in maniere
impensabili, spesso assurde, ma tutte importanti per la salvezza
degli uomini.
Ecco allora una parola nuova che voglio lasciarvi per la meditazione
di oggi: l'Adorazione. Non solo si pone in atteggiamento operoso,
come abbiamo visto il mese scorso, ma in un atteggiamento adorante
che si guarda bene dal rovinare l'opera di Dio con ogni falso
protagonismo privo di umiltà. In tutte le cose che stavano
succedendo avrebbe potuto mettersi avanti, gloriarsi, e ne avrebbe
avuto tutti i diritti, spiegare, e ne avrebbe avuto tutte le ragioni,
e invece lei vive con umiltà, silenzio e adorazione.
Nel Vangelo di Luca ci sono tre frasi particolarmente illuminanti al
proposito:
- 2,19
“Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo
cuore”. Siamo a Betlemme quando i pastori vengono a vedere il
bambino e narrano degli angeli. Maria avrebbe potuto confermare le
loro storie raccontando del suo incontro con l'angelo. Invece no.
Rimane in silenzio, preghiera e fa tesoro. Fino a pochi istanti fa,
dentro di lei c'era Gesù stesso, adesso comincia a riempirsi della
sua vita, della sua parola. Il tabernacolo non rimane vuoto ma si
riempie per il momento in cui sarà chiamata a consegnare anche
questo tesoro, cioè tra i discepoli dopo l'ascensione di Gesù al
cielo”
2,33
“Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si
dicevano di Lui”. Qui siamo al tempio. Hanno ascoltato le parole di
Simeone e Anna. Loro non sono due ufficiali del tempio ma due devoti.
Anche a loro Maria avrebbe potuto dare una parola di conferma, invece
si limita a stupirsi. La scoperta di Cristo e lo svilupparsi del suo
mistero è sempre nuovo, ogni giorno richiede che ci mettiamo con
“stupore”. Stupore non è sempre frutto della meraviglia di
fronte a una cosa bella (come ebbero i pastori dopo l'annuncio degli
angeli), ma può essere frutto del trovarsi di fronte a qualcosa
difficile da accettare, doloroso, impegnativo, di cui non capiamo il
senso. Ricordiamo, tra l'altro, che Simeone profetizza a Maria la
spada che le trapasserà l'anima.
2,48
“Al vederlo restarono stupiti… non compresero le sue parole…
Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore”. Qui siamo
ancora nel tempio ma a distanza di 12 anni. Il soggetto di fronte a
loro è Gesù stesso e ancora una volta quello che è successo è
qualcosa di strano, diverso. Qui Maria esprime la preoccupazione sua
e di Giuseppe. Di fronte alla risposta sconcertante di Gesù che
ricorda loro che sono solo strumenti, facilitatori, Maria si pone
ancora in atteggiamento di stupore, ascolto, riflessione: fa tesoro.
VC 38
ci dice: “La chiamata alla santità può essere accettata e
coltivata solo nel silenzio e nell’adorazione”.
Considerando
che di Maria si parla relativamente poco, il fatto che questo
atteggiamento sia ribadito per ben tre volte vuol dire che è
importante. Questi passi poi sono paralleli a Lc 8,20. “Mia madre e
i miei fratelli coloro che ascoltano la parola e la mettono in
pratica”. Adesso capite che in quel momento Gesù non ha per niente
offeso la richiesta della Madre di vederlo.
Quindi alla nascita di Gesù molti avvenimenti avrebbero potuto fare
di Maria una star. Lei li vive con stupore e riflessione, è un cuore
dedito alla riflessione degli avvenimenti.
L'atteggiamento di Maria è il silenzio e l’ascolto. Abbiamo poche
parole di Maria nel Vangelo e sono tutte rivolte a Dio o all’angelo.
Nel Magnificat parla ad Elisabetta ma per glorificare Dio.
Anche nei momenti difficili (rifiuto di Giuseppe, profezia di
Simeone, Calvario) Maria non chiede spiegazioni, non si lamenta, non
da spiegazioni agli altri. Suo atteggiamento è quello di
meditazione, ascolto offerta. Ha uno stretto rapporto con Dio, non
con i fatti o gli uomini.
Tiene puro il suo cuore dalle tentazioni di scoraggiamento e
disperazione. Lascia posto alla fede che è l’unica risposta ai
dubbi.
Gesù
stesso è il maestro del silenzio, lui che ha speso gli anni del suo
apostolato a predicare, si è preparato nel silenzio della casa di
Nazareth per trent’anni. Prima di iniziare la vita apostolica si
ritira nel deserto per quaranta giorni, prima di scegliere i 12
apostoli passa la notte in preghiera, prima di insegnare a pregare si
fa trovare in un luogo appartato a pregare, prima di iniziare il
discorso sul pane di vita, il più importante e il più duro tra
quelli del Vangelo di Giovanni e al termine del quale è scritto che
molti se ne andarono, lui passa la notte a pregare; e prima della
passione si ritira nel Getsemani a pregare.
Il
silenzio interiore è la caratteristica di ogni cristiano che vuol
meglio capire il Cristo.
Noi
siamo chiamati a portare Cristo agli altri: che Cristo portiamo se
non lo conosciamo? Siamo chiamati a dispensare l'amore di Dio, ma che
amore dispensiamo se non lo abbiamo sperimentato e assimilato noi
stessi?
La
nostra riflessione per oggi si basi quindi su questi 3 elementi:
a)
Dobbiamo metterci in cammino, uscire da noi stessi, farci vicino a
chi è nel bisogno, andare dove sappiamo che possiamo incontrare
Cristo.
b) In
ogni momento della vita dobbiamo metterci in Adorazione che vuol dire
ascolto e stupore ma anche riconoscere che in ogni cosa che accade
c'è una provocazione di Dio per noi.
c) Come Maria dobbiamo rendere Cristo presente per darlo agli altri.
Loro ci accostano con i loro problemi, noi dobbiamo dare loro Cristo,
l'unico che li può saziare.